Marconi si improvvisa biologo: «Usare l'apparato escretore come se fosse il riproduttore non è naturale»


Quest'oggi l'adinolfiniano Gabriele Marconi ha deciso di giocare a fare il biologo, schiumando rabbia perché la biologa Gallavotti ha osato ricordare che l'omosessualità è stata rilevata in oltre 1.500 specie animali (mentre l'omofobia esiste solo tra gli uomini):



In riferimento a quella notizia è della sua pagina Facebook che Marconi scrive un post intitolato "La natura non è l'etologia":

Sono un ammiratore dichiarato e smodato di Barbara Gallavotti, ma devo rilevare che questo argomento è in tutto e per tutto un controsenso. Il problema che Barbara denuncia in apertura è esattamente il problema di fondo: la natura *umana* è un concetto che non è sovrapponibile alla dimensione “naturalistica” della sua appartenenza biologica al regno animale e in special modo alla ricorrenza di determinati schemi comportamentali. La legge naturale è un'assiologia che si definisce sulla base della specificità ontologica della persona, in ragione della quale le si riconosce una matrice giuridica fondamentale inerente anteriore a qualsiasi diritto positivo e la relativa morale individuale e comune. È perciò interconnessa alla biologia umana (e a quella animale che riguarda l'uomo in senso generale), ma non è determinata dall'osservazione di comportamenti di specie più o meno filogeneticamente prossime ad H. sapiens, anzi il suo sviluppo ne è del tutto indipendente.
Il che però, chiaramente, non significa che possa essere incompatibile. Il corpo e il suo rispetto è un elemento fondamentale della legge naturale. Non si può allora immaginare che usare l'apparato escretore come se fosse il riproduttore sia “naturale” solo perché più o meno comune: il fatto che l'uno e l'altro abbiano funzioni e strutture biologiche diverse ha un corrispettivo nella legge di natura, indipendentemente da in quante specie si osservi un uso simulato.
Ma la frequenza di uno schema etologico atipico dovrebbe aiutare anche a capire quale possa essere il rapporto con quello originale e, nel caso, dare indicazioni sul senso del suo esistere. È chiaro allora che l'omoerotismo ha un significato evolutivo, ma in nessun modo si può sostenere che esista in una forma paritetica alla riproduzione sessuata.
L'omoerotismo nei mammiferi è quasi esclusivamente maschile ed è documentato in assenza di un numero sufficiente di esemplari femminili, o perché scarseggiano nell'areale, oppure quando sono impegnate in harem dove solo pochi maschi (anche uno solo) hanno facoltà di accoppiarsi. Nei leoni i casi di sodomia sono quasi sempre riferiti a giovani esemplari senza branchi e hanno un'utilità di dominio dell'uno sull'altro, di prevalenza nella caccia, di controllo del territorio.
Analogamente a come è stata impiegata la sodomia nelle società umane nei secoli dall'antichità, o nella forma pseudo-tutelare di pederastia, o per affermare possesso sugli schiavi o sui servi, o per piegare avversari sociali, vedi i prigionieri di guerra, l'omoerotismo anche nella società pre-800esca esiste quasi esclusivamente come forma di predominio sociale. Se volessimo tracciare una relazione derivativa tra l'omoerotismo umano e quello animale, probabilmente dovremmo cominciare a cercarla qui.
Altro caso interessante è quello dei pinguini, trai pochi generi in cui si formano coppie omoerotiche stabili, solo tra maschi e molto raramente. La suddetta coppia attua una vera e propria forma di rapina riproduttiva, il sequestro dei pulcini delle coppie vicine, non potendone generare di propri né sopprimere l'istinto parentale. Approfittano del fatto che, essendo entrambi maschi ma avendo una covata/nidiata vuota, hanno il turno di pesca insieme, al contrario di tutte le altre coppie, dove madre e padre stanno l'uno a presidio e l'altra a pesca o viceversa nelle lunghe carovane verso l'oceano. Così, quando è il turno di uno dei due genitori, assente, i due pinguini maschi omoerotici l'aggrediscono violentemente, non di rado uccidendolo, appropriandosi dell'uovo o pulcino e serbandolo come proprio. Uno degli spettacoli più crudeli e meschini della natura, ovviamente connesso a fenomeni patologici negli esemplari suddetti.
Non consiglio perciò ai teorici dell'indifferenza sessuale di scomodare l'etologia per indagare fenomeni umani sociali complessi, a meno che non si voglia ricondurre l'omoaffettività solo a violenza e patologie.

Insomma, un cumulo di stupidaggini in cui il suprematista dice che l'amore è ininfluente perché la donna è solo un oggetto adibito alla riproduzione del maschio. Il tutto usando i termini coniati dalla sua Silvana De Mari, volte a negare che esista un orientamento sessuale diverso all'eterosessualità. E ovviamente il signorino Marconi non si trattiene dal sostenere che quel suo partito che portava Luca di Tolve sui palchi dei comizi di Adinolfi si diverte un mondo a paragonare l'omosessualità a una patologia.
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