Nasce “Medus3. OsservAzioni sulla Lesbofobia”


In occasione della Giornata internazionale contro la lesbofobia, l'omofobia, la bifobia e la transfobia, è nata la rete "Medus3. OsservAzioni sulla Lesbofobia", che lancia il primo osservatorio specifico su questo fenomeno. Sono 87 i casi avvenuti negli ultimi 10 anni censiti finora da articoli reperibili online: la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio, ma invisibilizzato.
La lesbofobia è il grande rimosso della narrazione sulla violenza di genere. Delle discriminazioni agite contro le lesbiche o le persone percepite come lesbiche, si parla poco e male. Questo tipo di violenza – strutturale e sistemica – è invisibile tanto quanto lo sono le lesbiche nella nostra società.

«Riteniamo che i dati siano ampiamente sottostimati –spiegano le attiviste della Rete Medus3– La maggior parte delle violenze lesbofobiche non viene denunciata e non arriva sui giornali. Quasi mai i media menzionano esplicitamente la lesbofobia, ricorrendo ad un più generale concetto di "omofobia". La varietà di violenze che quotidianamente vengono esercitate sui nostri corpi comprende violenze verbali, psicologiche ed economiche, mobbing, bullismo offline e online, aggressioni fisiche, molestie sessuali, stupri correttivi e lesbicidi. Nessuno spazio è immune dalla lesbofobia, che si manifesta nelle strade, nei gruppi amicali e di prossimità ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in famiglia».
Per combatterla, Medus3 ha messo in campo un progetto che punta a censire, attraverso una costante attività di monitoraggio e catalogazione, casi di violenza lesbofobica riportati da giornali e social media e soprattutto quelli che emergeranno dalla compilazione anonima di un questionario online sempre disponibile sul sito www.retemeduse.it. Inoltre il progetto prevede attività di formazione e campagne di comunicazione volte alla sensibilizzazione della collettività su questo tema, con l’obiettivo di ribaltare il processo di invisibilizzazione della lesbofobia, grazie al potere della narrazione autodeterminata, scevra dal linguaggio tossico e colpevolizzante troppo spesso utilizzato per descrivere la violenza agita nei confronti delle lesbiche cis e trans.
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