Sara Reho attacca il presidente della Consulta: «Le leggi ci sono già, voi giudici dovete solo applicarle»
Sara Reho, in qualità di esponente del partito omofobo di Mario Adinolfi, dice che il presidente della Corte Costituzionale deve stare zitto, perché a lei non sta bene possa osservare che una legge contro l'omofobia sarebbe «opportuna»
Con il suo solito atteggiamento da bulletta, dice che se lei ha deciso di dire che «le leggi ci sono già» anche se si parla di estensione di aggravanti, i giuristi non devono poterla sbugiardare. E se lei giura su Dio che una legge contro i reati d'odio sarebbe «liberticida», poi sembra schiumare di rabbia davanti a semplici opinioni:
Ovviamente è falso che Giancarlo Coraggio voglia «scrivere nuove leggi», semplicemente ha preso in mano la nostra carta Costituzionale e ha osservato che servirebbero leggi per dare riscontro a dei principi che la signora Reho vorrebbe calpestare.
Certo è che fa un certo effetto vedere con quanta violenza quella ragazzetta si permetta di sbraitare insulti ai giudici dicendo che loro dovrebbero fare quello che dice lei.
A quel punto, la signorina Reho inizia a dire che vivremmo in "dittatura" perché esiste ancora libertà di parola per chi pensa che i reati d'odio non siano "libertà di espressione" come lei ama sostenere:
A quel punto, dice che il leader del suo partito è avvezzo a giocare a poker prima di inventarsi inventarsi che Cecchi Paone non abbia detto di volerlo querelare perché ha pubblicamente sostenuto che lui sarebbe un "trafficante di minori". Insomma, anche in questo caso la realtà dei fatti viene piega all'ideologia della sua propaganda:
Che aggiungere?
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