Adinolfi insulta Madame. Ma nel 2016 voleva portare in tribunale un ragazzino che l'aveva fotografato
L'ipocrisia di Mario Adinolfi pare fuori controllo. Proponendosi come il bullo che cerca di fare soldi insultando tutti, non ha perso l'opportunità si scagliarsi contro Madame per sbraitare che una persona vip non abbia alcun diritto di essere lasciata in pace mentre sta mangiando in compagnia di altre persone. In particolare, sbraita che doveva assecondare il tizio che è andata a disturbarla, dicendogli che lui non la conosceva, non gli piaceva la sua musica ma l'aveva vista a sanremo e quindi voleva una fotografia con lei:
Se è molto probabile che Adinolfi abbia deciso di insultare Madame per punire il suo coming out, approfittandone anche per insultare la solita Selvaggia Lucarelli, pare che il fondamentalista si sia dimenticato di come nel giugno del 2016 Adinolfi di voler abbandonare Facebook e di voler denunciare dei ragazzini perché lo avevano fotografato.
Rancoroso come sempre, se la prese con una pagina Facebook chiamata Welcome to Favelas:
Adinolfi disse che lui si sentiva perseguitato, giocandosi come sua abitudine la carta di quella figlia che ama mettere in mezzo per generare pietismo:
Addio perché ieri due ragazzini imbecilli mi hanno di nascosto scattato foto con il cellulare mentre ero con Clara perché una pagina con 400mila followers, Welcome to Favelas, ha dato l’ordine di fotografarmi in ogni situazione io sia incontrato e l’idea che potessero rubare una immagine della mia piccola e metterla in quella oscena porcilaia mi ha fatto andare il sangue al cervello e spero che il Signore mi perdoni perché i due ragazzini hanno passato un brutto quarto d’ora.
La magistratura però su uno stalking di questa natura e di questa violenza (letteralmente non posso uscire di casa senza senza essere fotografato ovviamente cercando la posa più goffa possibile, a ogni ora del giorno e della notte) dovrebbe agire o almeno la polizia postale. Segnalata la situazione a Facebook ho ovviamente ottenuto la risposta che “la pagina rispetta gli standard della comunità”. Il simbolo del Popolo della Famiglia invece no e ha causato dieci giorni di ban. E allora, se i criteri sono questi, Facebook addio.
La sua confusa descrizione lamentava di come la polizia postale non andasse in giro ad arrestare ragazzini, peraltro senza manco dire se avesse mai presentato esposti. Stando alla sua descrizione, ci si sarebbe anche aspettati una pagina piena di sue foto, ma nella realtà non c'era traccia di fotografie di sua figlia, ma solo pochi scatti presi dal web. Insomma, niente lasciava pensare ad un’azione di stalking quanto a qualche ragazzino che l'avrà fotografato perché lo aveva visto in TV. Che cosa ci trovasse di illegale o di deplorevole in tutto ciò Adinolfi deve ancora spiegarlo, soprattutto visto che ora accusa altre persone di non essere disponibili 24 al giorno per scattarsi selfie con i passanti.