Il leghista Binelli, Gianfranco Amato e la setta di Cascioli plaudono alle leggi anti-gay di Orban

È il solito leghista Sergio M. Binelli a sostenere che le leggi anti-gay di Orban servirebbero a combattere la pedofilia. Dice di averlo letto in un articolo di Gianfranco Amato pubblicato dal sito ciellino di Riccardo Cascioli:

Nel suo articolo, il fondamentalista Amato, co-fondatore del partito omofobo di Adinolfi, dichiara:

Nessuno di coloro che hanno contestato la legge ungherese sull'infanzia ha letto una sola parola del testo normativo. La Bussola l'ha letta e ha scoperto che vuole combattere pedofilia, pornografia tra i giovani e le incursioni ideologiche sui bambini. Cosa, quest'ultima, che invece il Ddl Zan si propone di fare.

Detto da un tale che ha fondato una sua scuola in cui indottrinare i figli degli omofobi al fondamentalismo, pare un'asserzione tragicomica. Fatto sta che prosegue:

In Italia si sono aggregati alla condanna corale oltre ai soliti giornali di regime, anche la consueta gamma sinistroide fatta di radical-chic, cattocomunisti, liberali gay-friendly, artisti vari, intellettuali à la page e tutto il variopinto mondo dell'arcipelago omosessualista.

Insomma, i soliti insulti a chi non è fondamentalista o di estrema destra quanto lo sono loro. Ed ovviamente gli insulti proseguono, in quella sua abitudine a sedere in cattedra per sostenere che non sarebbe vero ciò che è vero ma sarebbe vero quello che dice lui:

Il dato interessante è che nessuno di costoro ha letto una sola parola della tanto vituperata legge. È il classico schema del pregiudizio che conosciamo da anni. Quello, tanto per intenderci, che ha spinto politici, intellettuali, giornalisti, attori, cantanti, influencer vari, a difendere a spada tratta il ddl Zan, senza avere la benché minima idea del suo contenuto, per il semplice motivo di non averlo mai letto.

Accuse deliranti, forse volte a cercare di convincere quei fondamentalisti che non hanno mai letto il ddl Zan che dovrebbero credere a lui perché lui accusa gli altri di non aver mai letto il testo.

Tornando al caso ungherese, incalza:

Noi che apparteniamo alla tradizione di chi si ostina ad usare rettamente la ragione, di chi non vuole rinunciare alla capacità critica di giudizio, di chi rifiuta il paraocchi imposto dal Potere e di chi non intende portare il cervello all'ammasso, abbiamo voluto leggere con i nostri occhi il testo approvato dal parlamento magiaro. E l'abbiamo trovato assolutamente condivisibile fin dallo stesso titolo recante l'oggetto della legge, ossia «l'inasprimento delle misure necessarie a combattere la pedofilia» e la «modifica di alcune leggi in materia di protezione dei minori».

In pratica li elogia per aver usato la pedofilia come pretesto per attaccare i gay in quel satanico tentativo di accomunare le due cose:

Sarebbe davvero surreale che i detrattori della legge magiara contestassero i citati provvedimenti in essa contemplati contro la pedofilia. A meno che non si fosse in presenza dei soliti rigurgiti a favore di tale perversione, secondo i quali la stessa pedofilia non sarebbe altro che un orientamento sessuale come gli altri. I fautori di tale follia, com'è noto, da tempo parlano di “amore intergenerazionale”, secondo lo schema che è proprio della neolingua orwelliana. I lettori della Nuova Bussola Quotidiana non dovrebbero meravigliarsi, perché sono anni che il fenomeno è denunciato dalle pagine di questo giornale.

Insomma, si sostiene che chi si oppone alle norme anti-gay sarebbe simpatizzante della pedofilia, attribuendo ad altri la teoria leghista proposta in Senato che ha visto Pillon sostenere che la pedofilia potesse essere ritenuta un orientamento sessuale. Anche i nazisti amavano incolpare gli ebrei per le tesi che loro creavano.

Scrive poi:

La tanto contestata legge ungherese tocca, poi, il tema della tutela dei bambini, considerando come «obbligatorio per lo Stato il compito di stabilire norme che tutelino sulla necessaria tutela dello sviluppo fisico, mentale e morale dei minori, e sulla protezione della loro identità biologica acquisita al momento della nascita».
Proprio in virtù di tale compito, il parlamento magiaro ha ritenuto di proibire il fatto di «mettere a disposizione di minori di diciotto anni materiale pornografo e contenuti che raffigurino la sessualità in maniera decontestualizzata, o che promuovono la deviazione dall'identità di genere, la riassegnazione di genere e l'omosessualità». Stessa cosa per la réclame: «È vietata ogni forma di pubblicità che raffiguri la sessualità in maniera decontestualizzata, o che promuova la deviazione dall'identità di genere, la riassegnazione del genere e l'omosessualità».

E qui non prova neppure a tentare di sostenere che i gay depraverebbero i bimbi, spacciandolo come un dato di fatto. Preferisce dunque scrivere:

Questa sacrosanta norma, come si legge nel testo approvato dal parlamento ungherese, nasce dall'ineccepibile considerazione che «alcuni contenuti debbano essere messi a disposizione dei bambini solo in un momento appropriato alla loro età, per il loro sano sviluppo mentale e spirituale». «Questo perché – continua il testo – ci sono contenuti che il bambino, da un certo punto di vista, può fraintendere, o che possono influenzare negativamente il suo sviluppo ad una determinata età, o semplicemente di cui il bambino non sa cosa farne, ma che rischiano di pregiudicare il suo sviluppo sotto il profilo morale».

Insomma, elogia chi dice che l'odio servirebbe a garantire che i bambini crescano pieni di pregiudizi. Ed inizia pure a dire che l'educazione al rispetto depraverebbe i minori:

Un altro aspetto particolarmente interessante nella legge magiara è quello relativo alle «credenziali professionali» di coloro che hanno a che fare con i minori. Questa è la norma che più ha fatto infuriare le organizzazioni omosessualiste e ha generato la canea cui stiamo assistendo.
La legge, da questo punto di vista, è assolutamente chiara e mira ad arginare il fenomeno di «rappresentanti di alcune organizzazioni che tentano di influenzare lo sviluppo sessuale dei bambini attraverso particolari progetti», come ad esempio quello denominato “Programma di sensibilizzazione contro la discriminazione” (Hátrányos megkülönböztetés elleni felvilágosító tevékenység keretében érzékenyítő programnak), il quale, in realtà, nasconde un progetto ideologico potenzialmente idoneo a «causare un disturbo nello sviluppo fisico, mentale e mentale dei minori».

Davvero. Sostiene che l'orientamento sessualità possa essere influenzato. Il tutto al solo fine di dire che l'Italia dovrebbe garantire impunità a chi delinque contro i gay:

I classici progetti-cavalli di Troia, che noi in Italia conosciamo molto bene. Ecco perché la legge approvata dal parlamento ungherese prevede espressamente l'esigenza di «garantire che la cura dei bambini sia limitata a persone o organizzazioni iscritte in un registro ufficiale e costantemente aggiornato».
Esattamente il contrario di quello che proporrebbe il ddl Zan attualmente in discussione al Senato che all'art.8 vorrebbe dare forza legale alla Strategia nazionale elaborata dall'ente governativo UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale), quella che prevede, tra le tante cose, anche l’«accreditamento delle associazioni LGBT, presso il MIUR, in qualità di enti di formazione».

Tra le righe emergono i suoi reali scopi: lui vuole mettere le mani suoi bambini per indottrinarli a quell'intolleranza che li renderà probabili elettori leghisti.


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