Il partito di Adinolfi tenta di metterci il bavaglio. De Carli dichiara di voler querelare Gayburg
La loro strategia e chiara: molestare, offendere, denigrare, provocare, insultare, perseguitare e poi far presente che l'estrema destra ha molti rubli a disposizione per intentare querele temerarie contro il diritto di espressione altrui. Ed il bello è che questi sono pure quelli che vanno in giro a dire che crimini d'odio sarebbero "libertà di opinione".
Dopo le svariate cause intentate da leghisti e dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus contro Gayburg, a scrivere messaggi che paiono finalizzati all'intimidazione è Mirko De Carli, esponente del partito omofobo di Mario Adinolfi. Ovviamente sinora nessuna loro cause legali (o presunte tali) hanno mai avuto strascichi, ma i signori sanno bene che le loro vittime dovranno spendere soldi per assumere avvocati e che dunque sarà chiaro a tutti che sarà preferibile stare zitti se non si vogliono grane.
Tutto parte da un'intervista in cui dichiara che qualcuno vorrebbe «censurare» le sue «opinioni». Presumibilmente parla di Facebook, lamenta che lui non possa scrivere parole come "rotto-in-culo" e "finocchi" in riferimento ai gay senza essere richiamato. Poi, senza spiegarci il nesso, è da giorni che ci tira in ballo lamentandosi che il social network lo abbia ritenuto colpevole di istigazione all'odio.
Nell'intervista, ovviamente rilasciata ad un candidato del suo partito in quella loro abitudine a darsi ragione tra di loro, parla di come a loro non stia bene che l'Europa possa difendere la possibilità della libera scelta per le donne in tema di maternità, ribadendo che il loro partito vorrebbe obbligarle con la forza a partorire anche contro il loro volere. Ma è senza spiegare il nesso che ci tira ancora una volta in ballo:
È un periodo molto intenso di acceso dibattito politico, che purtroppo troppo spesso sfocia in una violenza verbale inammissibile. Per questo ho dato mandato al mio legale di verificare la possibilità di querelare per gli attacchi che ho ricevuto, in particolare da alcuni siti come Gayburg, che con toni sprezzanti e inadeguati hanno appunto replicato ad alcune mie considerazioni. È evidente che siamo dentro a un processo purtroppo per certi versi irreversibile, che sta cercando di scardinare passo dopo passo la visione antropologica su cui si poggia lo sviluppo millenario della nostra civiltà.
Ovviamente il signor De Carli dovrebbe spiegarci di quali toni ci stia accusando, così come potrebbe spiegare ai suoi proseliti che abbiamo semplicemente replicato ai messaggi che lui ci ha inviato il 18 giugno alle 9:19, il 18 giugno alle 12:29, il 19 giugno alle 11:08, il 22 giugno alle 10:48, il 23 giugno alle 20:49, il 24 giugno alle 20:19, il 25 giugno alle 15:34, il 25 giugno alle 18:41 e il 27 giugno alle 10:35. Praticamente uno stalking in cui ci accusava indirettamente delle decisioni di Facebook, ci tirava in ballo per per chi contesta l'invio di feti in plastica agli europarlamentari o ci taggava in copia ai suoi insulti omofobici.
Fatto sta che il signorino che dice di sintesi "censurato" chiede di censurare chi si oppone alla sua visione della donna o alla sua visione di famiglia. Praticamente lamentandosi che i gay non siano ritenuti "anormali" e che le donne possano scegliere, prosegue:
In questo senso basta aprire ogni giorno i quotidiani, guardare ogni giorno i telegiornali per vedere che le prime notizie riguardano sempre il dilagare di un impianto ideologico Lgbtq che diventa sempre di più la “normalità” che deve essere accettata da tutti, a prescindere dalla propria formazione, a prescindere dal proprio credo. Vediamo che chi si oppone a questa visione ideologica viene spesso attaccato in maniera violenta con accezioni anche inopportune o inadeguate; e quindi sembra che bisogna lasciar muovere il “manovratore” senza alcun elemento di disturbo. Penso anche a quello che sta accadendo in Europa, dove appunto si vuole introdurre un concetto inaccettabile non solo per noi cattolici ma anche per chi ha a cuore la propria civiltà, per chi ha a cuore i diritti dell’uomo, ha a cuore quella costruzione fondata sul primato della persona e della famiglia che ha regolato la dinamica della nostra civiltà da sempre. Il diritto all’aborto non è un diritto, è un diritto a far sì che la donna possa decidere di disporre della vita della creatura che porta in grembo, e quindi può diventare un diritto all’omicidio, e questo non è accettabile.
Da notare è come lui si professi espressione dei cattolici, fregandosene di come moltissimi cattolici non si riconoscano in quella sua ideologia che pare più medioevale che cristiana.
In merito a Draghi e all'ingerenza Vaticana, il signor De Carli sostiene che educare al rispetto sia un'offesa a chi vuole indottrinare i bambini all'odio, motivo per cui Adinolfi chiede che ci si limiti a punire i reati senza preoccuparsi di prevenirli o di punire chi istiga alla discriminazione o alla violenza. Insomma, sarebbe come sostenere che si deve punire il picciotto ma non si deve dire nulla al boss mafioso che l'ha mandato a uccidere qualcuno.
Interessante è la teoria di De Carli per cui l'omosessualità sarebbe «una scelta sessuale», come se lui pensasse che i gay sceglierebbero di esserlo:
Ha detto una cosa ancora più interessante e più intelligente, e cioè che è il tempo del Parlamento, nel senso che ha dato l’opportunità alle forze politiche di avere il tempo per trovare un punto d’incontro capace di superare la prospettiva ideologica del provvedimento e di garantire il rispetto della Costituzione, il rispetto dei trattati internazionali, tra cui il Concordato, e di far sì che se dev’essere approvato un provvedimento, sia veramente realizzato per lo scopo che ha; in questo caso, come più volte detto, la tutela delle persone nel caso di discriminazione per scelta sessuale. Detto questo, il premier è stato intelligente anche nel far capire in maniera indiretta che se il Parlamento non sarà capace di assurgere al proprio compito ovviamente sarà il tempo del Governo, come ha detto con puntualità l’amico Mario Adinolfi in una delle sue ultime interviste, rilasciata su La Verità, e che quindi sarà poi il momento in cui il Governo dovrà intervenire attraverso il ministro Cartabia con una presa di posizione precisa che sicuramente non consentirà narrazioni ideologiche come quelle che vogliono avanzare i promotori del disegno di legge Zan; ma un testo preciso, chiaro, che si occupi unicamente del tema delle discriminazioni per scelta sessuale, quale sarebbe poi il tema reale che a detta di molti si dovrebbe affrontare con questo disegno di legge, ma che viene usato in maniera ipocrita per portare avanti battaglie di altro genere con articoli già esaminati da diversi costituzionalisti e ritenuti incostituzionali e con delle difficoltà anche nel tutelare lo Stato italiano rispetto ad impegni internazionali come quelli assunti con il Concordato. Quindi, per quanto mi riguarda, il premier Draghi si è mosso in maniera opportuna e corretta.
Ovviamente pare evidente che i "costituzionalisti" di cui parla sono quelli legati alle lobby di Brandi, dato che non c'è un solo organo dello stato che abbia ipotizzato che i crimini d'odio possano essere ritenuti "libertà di espressione" o "libertà religiosa" come chiede il loro partito. Ed altrettanto evidente è che è un po' ipocrita il loro appellarsi alla Cartabia in quanto esponente ciellina che si oppone ai diritti delle persone lgbt.