Malan attacca l'installazione di Netflix, parlando di «Ramadam lgbt»

Il senatore Lucio Malan non solo ha giurato su Dio di essere fermamente convinto che Berlusconi potesse pensare che Ruby Rubacuori fosse la figlia di Hosni Mubarak, ma ora si fa pagare con denaro pubblico per scrivere messaggi come questo:

Se immaginiamo che il senatore definisca «Ramadam lgbt» il Pride Month in un ricorso a termini razzisti che possano sottolineare la sua indole da intollerante, considerati i molti denari pubblici che si intasca, forse avrebbe potuto prendersi la briga di documentarsi prima di scrivere scemenze finalizzate a mostrare che lui vuole essere ritenuti più omofobo di Pillon. Quella è infatti una installazione pubblicitaria di Netflix che è stata pagata da Netflix, e bisogna essere davvero in malafede per inventarsi che lui, esponente del partito delle olgettine e del sesso mercenario con minorenni, ci vedrebbe «propaganda per utero in affitto e indottrinamento gender». Sarà che lui punta su quello per ambire a leggi anti-gay di Orban, ma a quel punto perché non parla di preti in termini di pedofili o di forzisti in termini di puttanjeri dato che gli piace generalizzare?

A testimonianza di come quello sproloquio sia istigazione all'odio, i suoi proseliti si dicono di essere pronti a delinquere e a commettere atto vandalici nel nome di Malan:

Insomma, è il solito odio che genera odio da parte di gente che non sa vivere senza inventarsi un nemico contro cui inveire.


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