Il ddl Zan arriverà in aula al Senato il 13 luglio


Fortunatamente non c'è stato alcun accordo con quel leghista Ostellari che proponeva di eliminare il riconoscimento della violenza dettata dall'identità di genere e chiedeva di ribattezzare la giornata mondiale contro l’omotransfobia in una generica "giornata contro ogni discriminazione". Una denominazione finalizzata a negare l'esistenza stessa dell'omofobia e ad aprire scenari che avrebbero probabilmente permesso ad Adinolfi di attestarsi la ricorrenza al fine di sostenere che lui si sente discriminato nel non poter discriminare gli altri.
E se renzi preme per cercare di far riscrivere la norma agli amici di Orban, la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l'abilismo arriverà in Senato il 13 luglio prossimo, alle ore 16:30. A quel punto i vari partiti dovranno assumersi le loro responsabilità, eventualmente spiegando alle vittime perché loro si siano schierati dalla parte dei loro carnefici.

Sui social, Alessandro Zan commenta:



Intanto, 13 associazioni guidate da Rete Lenford hanno sottoscritto un appello a sostegno del ddl Zan, invitando tutti i senatori e senatrici presenti a palazzo Madama a non modificarlo. Le proposte presentate da Andrea Ostellari, presidente leghista in commissione giustizia, sono state definite in tal senso ‘irricevibili’.

Come si può accettare che la tutela del diritto all’identità di genere sparisca dal testo, sebbene la Corte costituzionale, già nella sentenza n. 221/2015, lo abbia nominato esattamente così e lo abbia qualificato come “elemento costitutivo del diritto all’identità personale, rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentali della persona”?
Come si può accettare di eliminare dalla c.d. clausola salva idee il divieto di condotte “idonee a determinare il concreto pericolo di atti discriminatori o violenti”, scritto nel D.D.L. Zan ricalcando la formula utilizzata da tutta la giurisprudenza, anche sovranazionale, per stabilire il confine della libertà di espressione?
Come si può istituire il 17 maggio come Giornata nazionale contro le discriminazioni e, allo stesso tempo, dire alle scuole di essere libere di celebrarla o di ignorarla, snaturandone la funzione di agenzia educativa? Perché non sarebbe sufficiente – com’è oggi già previsto dal D.D.L. Zan – ribadire l’autonomia scolastica e il patto educativo di corresponsabilità per stabilire le modalità di celebrazione di una Giornata nazionale? Di cosa si ha davvero paura?
Chiediamo, allora, alle senatrici e ai senatori che vogliano onorare il proprio mandato parlamentare di rifiutare interpretazioni puramente inventate del D.D.L. Zan, ascoltando le istanze della società civile e rendendosi rappresentanze pienamente laiche, oltre che realmente degne dell’incarico ricevuto. Dopo l’introduzione delle unioni civili, non si è realizzato nemmeno uno degli spauracchi che, nel 2016, erano stati agitati per affossare la legge: la famiglia c.d. ‘tradizionale’ non è stata distrutta e la crescita dei bambini e delle bambine non è stata stravolta. Semplicemente, le vite di molte persone si sono arricchite di tutele e di occasioni di felicità. Nulla di più, e nulla di meno per tutte le altre persone. Anche oggi il Parlamento ha l’occasione concreta di respingere tanti spauracchi e di offrire una vera tutela alle persone per quel che sono e per come sono nate, senza esclusioni e senza nulla togliere alle altre. Non menzionare l’identità di genere significherebbe dire a molte persone che non sono degne di essere quel che sono. E questo è inaccettabile.

Le associazioni chiedono dunque “alle senatrici e ai senatori di respingere tutte le modifiche al D.D.L. Zan, ispirate a meri calcoli politici e capaci soltanto di ostacolare la realizzazione del principio di uguaglianza formale e sostanziale, veicolando pure speculazioni fondate su ingiustificate paure. Approvate il D.D.L. Zan così com’è, senza cambiare una virgola”. E concludono: “Attuate la Costituzione, chiediamo solo questo”
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