Il parroco cerca di far arrestare chi contesta le sue preghiere anti-gay, ma Malan lo spaccia per una vittima


Il senatore Lucio Malan (Fratelli d'Italia) rilancia un articolo di Libero che spaccia blasfemi preghiere contro le vittime di odio per una fantomatica "difesa della famiglia". E già qui qualcosa non torna, dato che non e chiaro in che modo la famiglia di Malan verrebbe "difesa" se si evitano aggravanti agli omofobi che picchiano a sangue i figli altrui.

Fatto sta che, ripescando una notizia vecchia di un anno, il senatore scrive:



La ricostruzione fornita da Libero è ovviamente rimaneggiata, al punto che c'è da provare ribrezzo all'idea che l'autore dell'articolo non sia manco stato radiato. La realtà è che don Giuseppe Zito, parroco di Lizzano, ha organizzato una blasfema preghiera riparativa per l'offesa che dice sia stata arredata a Dio da quei gay che non si fanno picchiare in silenzio dai neofascisti. Contro l'iniziativa si è creato un piccolo gruppo spontaneo di sostenitori della legge Zan, ma il parroco ha chiamato i carabinieri e ha preteso identificassero i partecipanti nonostante si trovassero in un'area pubblica e manifestassero pacificamente.
Le vittime del rastrellatamento hanno così chiama la sindaca di Lizzano, Antonietta D'Oria, subito intervenuta per difendere il diritto di protesta pacifica dello sparuto gruppo di persone intervenuto di fronte alla chiesa. La prima cittadina, visibilmente infastidita, ha invitato i carabinieri a identificare le persone in chiesa. Ma, in seguito al suo intervento, la volante accorsa sul posto si è allontanata.

Visti i fatti, Malan dovrebbe spiegarci perché pretenda impunità per un parroco omofobo che ha cercato di limitare il diritto di espressione a degli onesti cittadini. Lo saprà che non viviamo in un regime e che le leggi di Orban non hanno alcun valore in Italia anche se a lui paiono piacere un sacco?
Commenti