Il partito di Adinolfi ribadisce: i pregiudizi dei genitori omofobi devono prevalere sul benessere del minore

Mirko De Carli sembra un disco rotto nel suo sostenere che un genitore omofobo abbia tutto il diritto di insegnare ai figli che essere gay sia sbagliato. Scomodando persino don Giussani, forse ritenendo che citare un prete porti consensi, nelle sue teorie non troviamo mai considerazioni sulla necessità di garantire il benessere al minore. Lui preferisceteorizzare che un genitore debba poter imporre ai figli di essere come lui ha deciso. Ed è così che l'esponente del partito omofobo di Adinolfi incalza:

Questo preambolo risulta essere molto utile per comprendere quanto non sia una questione di conflittualità tra diritto naturale e diritto positivo o tra trattati di biologia e manipolazioni gender ma che si tratta di riconoscere la responsabilità oggettiva della figura genitoriale nel definire quale percorso educativo sia più idoneo per il figlio. Lo Stato non ha alcuna prerogativa, se non quella di tutelare il minore in casi particolari riconosciuti esplicitamente dalla legge ordinaria, che però non autorizzano in alcun modo i funzionari pubblici di ogni ordine o grado (insegnanti compresi) di proiettare un pensiero etico pubblico nell’orizzonte della crescita formativa del ragazzo. I regimi proponevano e imponevano un’etica di stato che ribaltava il significato autentico di “educazione” sostituendolo con quello di “manipolazione” per mezzo di ideologie costruite ad hoc per soggiogare popoli e comunità a un potere violento e spregiudicato.

Peccato che tutelare i bambini che sono vittima di abusi da parte di genitori omofobi sia un principio che pare dettato più dal buonsenso che da un fantomatico "regime" della tolleranza, dato che altrimenti dovremmo tenere che De Carli si possa dire favorevole a quei genitori pedofili che pretendono di poter impunemente stuprare i loro figli dato che lo stato non deve permettersi di ricordare che la violenza è sbagliata. Perché se è il genitore a dover decidere, tutto rischia di passare per legittimo.

De Carli preferisce però sostenere la tesi che il dato biologico conterebbe più della realtà perché lui, come padre e come marito, dice di non pensare esista alcuna differenza tra la sua sessualità e quella di Vladimir Luxuria. Ed è partendo dal presupposto per cui il suo pregiudizio e la limitatezza della sua visione della vita debbano essere imposte agli altri che prosegue:

Per questo, come figlio e come politico, sono convinto che la partita per un’educazione ancorata al dato biologico e non al puro e desiderio (troppo spesso manipolato in età infantile dagli adulti) posso essere vinta se le mamme e i papà di ogni nazione saranno capaci di chiedere rispetto per i loro diritti e di “prendersi letteralmente cura” delle loro creature, vivendo “carnalmente” un altro importante pilastro normativo quale quello della cosiddetta “patria potestà”.

Bhe, la patria podestà non permette di "prendersi cura " dei propri figli violentandoli e, dunque, non dovrebbe permettere neppure di poter calpestare la loro identità solo perché De Carli preferisce guardare tra le gambe dei minorenni. E sinceramente non pare un dato scientifico il suo sostenere che chi ama i figli non li accetta se non conformi ai suoi desideri sessuali:

Ora non commettiamo l’errore imperdonabile di portare il confronto/scontro sul campo dell’etica o della morale: viviamolo dentro allo sguardo pieno di amore di un genitore per un figlio. Solo quell’amore saprà rigettare pratiche distruttive per l’educazione di un ragazzo come il cambio dell’identità di genere e il blocco della crescita ormonale; la politica faccia non uno ma mille passi indietro e riconosca ciò che “viene prima” dello Stato (la famiglia) e la sostenga, la incoraggi e non la ostacoli nella sfida più importante ed ambiziosa del nostro tempo: l’educazione dei nostri ragazzi, della nostra futura classe dirigente.

Insomma, partecipando a quelle classifiche leghiste in cui si cercano voti promettendo che "prima vengono gli italiani" anche se prima ancora viene Orban, ci spiega che prima vengono i suoi desideri e solo dopo il benessere del minore. Perché se ogni pretesa del genitore diventa diritto, poi tutto sarà poi diritto: anche molestare i figli, costringerli alla prostituzione, picchiarli a sangue, lasciarli vivere in stato di abbandono e via discorrendo...


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