Il pastore Carollo continua a pregare "nel nome di Gesù Cristo" contro il ddl Zan
Il pastore Luigi Carollo, presidente di una associazione evangelica che organizza comizi con il partito di Mario Adinolfi, pare offendere il sentimento religioso di milioni di credenti nel pubblicare quotidiane preghiere intrise d'intolleranza che parrebbero irridere Gesù Cristo:
Ed ancora, sempre arrogandosi il diritto di poter parlare a nome di Gesù, anche ieri scriveva:
Lui sarà anche contrario al ddl Zan e quello, per quanto opinabile, è un suo diritto. ma il pastore tenga giù le mani da Gesù e non offenda i credenti infilando a forza le sue parole nella bocca di un uomo che in tutta la sua predicazione non ha mai detto una sola parola contro i gay.
Dica la verità e dica che è Carollo ad essere contrario alla legge, non un Gesù a cui lui attribuisce in modo alquanto offensivo le sue discutibili prese di posizione politica.
Il tutto risulta poi aggravato dalla violentissima aggressione alla libertà religiosa dei gay che lo videro accusare di "blasfemia" e di "offesa ai cristiani" chiunque ritenesse che Gesù starebbe con i gay e non certo dalla parte degli omogobi. Quindi lui deve poter dire che Gesù ha il dovere di pensarla come lui mentre nega al prossimo il diritto di poter anche solo pensare che Dio non sia omofobo ed intollerante come lui lo dipinge?
E non sarebbe meglio pregare per i bambini che muoiono nel Mediterraneo o contro i preti pedofili al posto di chiedere a Dio di dispensare da possibili aggravanti a chi commette reati penali e aggredisce dei ragazzini per strada in virtù del loro orientamento sessuale?
Il pastore si sente poi minacciato dalle modifiche al ddl Zan pretese da Forza Italia in cui si legittimano i discorsi d'odio "purché non idonei a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti". Ponendosi dalla parte di chi vorrebbe il "compimento di atti discriminatori o violenti", scrive:
Ed anche qui pare un po' blasfemo il suo sostenere che la sua idea di "cristianesimo" sarebbe atta a "a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti". O, perlomeno, è quanto si desume dal suo scritto.