Provita e Il Tempo sciacallano il caso di Malika
Il signor Roberto è un seguace di Sara Reho, esponente del partito omofobo di Mario Adinolfi, che ci spiega bene la modalità con cui il fondamentalismo organizzato sta cercando di molestare una ragazzina di 22 a fini di propaganda. Senza mai spiegare che nesso ci sarebbe tra una discrimininazione subita e la modalità opinabile con cui una vittima di omofoboa ha deciso di spendere i propri soldi.
Negando l'esistenza dell'omofobia nel nome di Jacopo Coghe, il signorino ne approfitta per sostenere che i gay vanno definito "checche" mostrando che lui si eccita con quella discriminazione che nega:
Sul sito dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus, Giuliano Guzzo firma un artciolo intitolato "I veri discriminati che non corrono in Mercedes come Malika" in cui scrive:
Una pagina di cronaca certo non entusiasmante, quella emersa in queste ore su Malika Chalny, la ventiduenne di Castelfiorentino finita sui giornali nei mesi scorsi perché cacciata di casa dalla famiglia – così si scrisse - in quanto lesbica; è infatti emerso che la giovane, della somma messale assieme con una raccolta fondi avviata per aiutarla, non ha fatto un uso esattamente esemplare, dal momento che ha acquistato un’auto – e fin qui nulla di male – della Mercedes, storico marchio di lusso tedesco che poco ha a che vedere, come noto, con chi sia alla disperata ricerca di un sostentamento.
Non si capisce come possano dire che Malika non avesse bisogno di aiuto, negando che è la somma raccolta ad essere stata molto superiore alle necessità. Ed iniczia a raccontare che essere vittima di violenza sarebbe un business:
Il secondo spunto - o dilemma - che questa vicenda inevitabilmente alimenta è il seguente: siamo sicuri che la sacrosanta battaglia contro le discriminazioni, spesso, non diventi business o, addirittura, non sia ormai a tutti gli effetti un vero e proprio nuovo business, che gode di ottima fama sotto il profilo mediatico salvo poi generare non aiuti ma repentini quanto opinabili arricchimenti? Pare il caso di porsi questo dilemma senza pensare ad un caso singolo. In effetti, qui, il problema è generale. Ed è serio, soprattutto.
peccato che non lancino mai simili accuse contro quel Luca Di Tolve che ha fatto un business della sua omofobia o quella Nausica Della Valle che va in televisione solo perché sostiene che Dio possa "curare" l'omosessualità. ma Guzzo preferesce costsnere che si debbano togliere soldi ai gay discriminati per darli ai cristiani:
Per un motivo semplice: raccogliere o muovere ragguardevoli somme di denaro in favore solo di alcuni discriminati – guarda caso, quelli cari alla narrazione dominante centrata sui «nuovi diritti» -, ignorando quasi del tutto tantissimi altri – si pensi ai cristiani che nel mondo, per la loro fede, ogni giorno rischiano la vita a migliaia e migliaia -, oltre al danno comporterebbe pure la beffa. E purtroppo si dà il caso che non si sia affatto lontani da questo scenario, così paradossale ed amaro.
Non va meglio sulle pagine de Il Tempo, quotidiano della destra romana, dove sono andati a ripescare il fratello per mettere in dubbio l'intera vicenda e confondere l'essere sbattuta fuori di casa con un coming out:
Insomma, tutto diventa pretesto per negare l'odio e garantire che le persone che verranno cacciate di casa perché gay siano abbandonate a loro stesse.