Adinolfi torna a insultare Paola Egonu
Se volete spiegare ai bambini cos'e lo stalking e il bullismo, forse vi basterà mostrargli i messaggi intrusi di odio con cui Mario Adinolfi sta molestando da giorni la povera Paola Egonu, presumibilmente perché lesbica e di colore.
Insultando tutti come sua abitudine, il pokerista dalle molteplici mogli inizia a dire che se lui ha detto che la Enogu non vorrebbe nulla anche se è la giocatrice più forte del mondo, la sua tesi deve essere presa come una verità rivelata e che si possa dichiarare che sarebbe stata scelta «per ragioni extrasportive» perché lo ha detto lui. Rannoso e violenti, scrive:
Sono sempre più convinto che la decisione di fare di Paola Egonu la vessillifera olimpica per ragioni extrasportive abbia nuociuto alle qualità sportive della 22enne. Certi onori si concedono alla fine di un percorso, Vanessa Ferrari avrebbe meritato il riconoscimento e Egonu si sarebbe sentita meno star. E avrebbe aiutato di più la nazionale di volley femminile battuta da Cina, Usa e eliminata dalla Serbia con un netto 3-0.
L'impressione è che il fondamentalista goda in quella sconfitta, perché così potrà insultare l'atleta che ha osato non farsi penetrare da dei maschi. Insomma, per lui l'insulto pare una religione, tant'è che inizia a insultare anche il Coni, buttando dentro la parola "famiglia" a casaccio dato che lui pare convinto che basti parlarne a vanvera per potersi auto-proclamare duce della "famiglia" fondata sul coito vaginale di un maschio nella vagina di una o più mogli a lui sottomesse:
Tutto conseguenza del sistema Malagò che ha devastato lo sport italiano, lasciando ogni fatica sulle spalle delle famiglie, zero programmazione e zero investimento, poi se vincono Jacobs o Ganna cerco telecamere e fotografi e passo il cell dove ho appena chiamato Draghi (“capito quanto sono figo e potente?”). Però Jacobs ora vuole scapparsene negli Usa. Il CONI ha nulla da offrire se non qualche giochino mediatico con cui riesce a devastare pure il talento di Paola Egonu.
Io ho un problema: ho in tasca due passaporti: italiano e australiano. Il sistema Malagò non investe, non programma, fa tutto a caso, tranne tessere le pr e la bandiera CIO alla Egonu è una perfetta operazione da pr. Una politica dello sport invece fa come in Australia, chiama tutti i giovani a praticarne uno. Invitare i ragazzi a fare sport avrebbe in Italia due effetti benefici: in mezzo Paese li toglierebbe dalla fascinazione per la criminalità organizzata; darebbe a molti una mission esistenziale, rimuoverebbe parte del tragico vuoto che caratterizza le adolescenze di oggi. Io stesso, non ci crederete, devo l’uscita da un’adolescenza problematica a due tessere: una di partito (la chiesi a 13 anni, mi chiesero di attendere un anno) e una della FIDAL che mi diede uno stadio dove allenarmi oltre che una missione da compiere. Quando corsi da ragazzino ai campionati regionali FIDAL i 2000 metri battendo nettamente il mio personale, sesto posto assoluto, ero l’adolescente più felice del mondo.
Dopo essersi descritto come un campione sportivo che ha il diritto di insultare i campioni olimpici perché è arrivato sesto in una gara tra amichetti, pare surreal ementre tira in ballo persinoi lockdown e la pandemia:
Parlo ai mulino a vento, lo so, Malagò è fortissimo e quei venti minuti lo hanno cementato. Ma nell’Italia uccisa dai lockdown, con danni pesantissimi tra i giovani, una seria politica sportiva sarebbe decisiva e gli attuali dirigenti non sanno e non vogliono attuarla. Teniamoci Malagò e speriamo bene. Che non rovini ulteriormente la Egonu, che potrebbe diventare fortissima se non fosse trattata (per ragioni extrasportive) da leggenda sportiva quale non è. Che qualcuno ragioni e costruisca investimenti seri, politiche sportive serie, che non lascino sole le famiglie per cui una attività agonistica può essere una vera e propria ragione che riempie una vita.
Dopo aver detto che lui ha d4eciso che la Enogu non sarebbe una campionessa, inizia a tirare fuori i suoi soliti slogan contro i gay, ribadendo che lui ha deciso che esisterebbe una fantomatica "lobby" e che i gay sarebbero "mafiosi" in quel suo voler sempre offendere. Ed è così' che conclude:
Costruiamo logiche meritocratiche, non viziate da lobby e scorciatoie, perché il bello dello sport è la sua oggettività, la sua nettezza. Secondo me, ragionando tutto assieme, si capirà che le grandi gioie di Tokyo sono accompagnate da gravi errori strutturali. Porvi rimedio può significare fare del bene alla società tutta intera.
E certo, spiaggiato sulla sua poltrona a guardare la TV, il signor Adinolfi giura che lui avrebbe le soluzioni a tutto. D'altronde è facile insulare quando non si è mai fatto nulla nella vita.
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