Sgarbi e Malan e la favoletta della omofoba che denuncia una "propaganda genfer" vietata da Orban


Vittorio Sgarbi si vanta di aver fatto sesso con minorenni, ma poi cerca consensi elettorali pubblicando gli articoli del giornaletto dei neofascisti in cui si sostiene che nelle scuole nessuno debba poter insegnare il rispetto ai minori. Ed è così che, con la sua consueta violenza ideologica, scrive:



Al solito, l'articolo dei camerati di CasaPound è incentrato sul sostenere che un singolo genitore omofobo debba potersi imporre con violenza e debba poter pretendere che ai figli degli altri sia negata una sana educazione. A detta de Il Primato Nazionale, una madre omofoba avrebbe accusato le maestre del figlio di avergli dato brutti voti come «vendetta» davanti ad una tizia che le avrebbe accusato di fantomatiche «lezioni non autorizzate dalle famiglie di Lgbt e gender».
Al posto di comprendere che pare inevitabile che lo sventurato figlio di una omofoba che parla di «lezioni lgbt» non possa che essere condannato a crescere ignorante come una capra, preferiscono scrivere:

Benvenuti nella nuova «buona scuola» che apparecchia tavola al regime Zan, dove chi dissente subisce rappresaglie: a denunciare la vicenda in un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione Bianchi è il senatore dei Fratelli d'Italia Lucio Malan, così come riferito dal Secolo d'Italia.

Ah bhe, se lo dice il senatore omofobo e il giornaletto del suo partito, come potremmo non credergli sulla parola? Tanto la leader del suo partito ha ammesso che loro manco sanno cosa sia quella cosa che usano per spaventate ignoranti e neofascisti.

Inizia così il fantasioso racconto di Malan, che sarebbe anche comico se non ci toccasse spendere denaro pubblico per la sua interrogazione parlamentare in cui denuncia quella fantomatica "propaganda lgbt" che il suo Orban ha importato dalla Russia di Putin:

I fatti, spiega Malan, si sono svolti «Nel corso dell'anno scolastico 2020/2021». Alla protagonista della vicenda, madre di un bimbo di 11 anni «frequentante la classe quinta della scuola primaria del convitto nazionale Umberto primo di Torino, così come a tutti gli altri genitori, nell'ambito del piano di offerta formativa», viene illustrata la proposta di un corso di educazione sessuale. I docenti mostrano alla donna il programma e il materiale didattico che verrà presentato durante detto corso. Dopo aver visionato gli allegati la madre decide di dare il proprio consenso. Il figlio, precisa Malan nell'interrogazione, «è un bambino sano, bene educato e ben seguito dalla madre nonché da sempre studioso con profitto». In particolare «in matematica, materia nella quale alla fine del 2020 si è classificato a livello nazionale nell'ambito di una nota competizione accreditata presso il ministero dell'Istruzione».
Tutto sembra procedere per il meglio quando il 22 aprile la signora riceve dalla «maestra, M.L.C., nella chat su WhatsApp dei genitori della classe del figlio, le fotografie degli elaborati sotto forma di cartelloni realizzati dai ragazzi raffiguranti scritte di propaganda Lgbt». La madre si rivolge al bambino chiedendo chiarificazioni. Lui spiega «con evidente imbarazzo, che sono state le maestre a fare tutto quel ‘lavoro’ e che in sostanza lui ha scritto parte di quei cartelloni sotto la loro totale indicazione e supervisione». La signora, pensando che «quei lavori fossero stati inseriti nel corso di educazione sessuale per il quale lei aveva rilasciato il consenso informato», è poi venuta a sapere che «i lavori di propaganda Lgbt sono stati eseguiti in altra circostanza». Senza che le maestre avvertissero nessuno.
Così «il 27 aprile 2021» la signora scrive «un'e-mail all'insegnante M.L.C., presentando le proprie ferme rimostranze» per la mancanza di «informazione sulle attività citate, per le quali non le è stata chiesta alcuna autorizzazione». A differenza, invece, «di quanto avvenuto per il corso di educazione sessuale». La maestra si sarebbe giustificata rispondendo che le lezioni Lgbt sarebbero state affrontate «dietro una ‘forte richiesta da parte di alcuni alunni’ della classe, ‘trattato in maniera soft, ponendo l'attenzione sul rispetto della diversità’ ex articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea». Dichiarazioni che divergono da quanto riferito dall'alunno. «Il figlio non avrebbe confermato che alcuni alunni avessero richiesto di trattare la tematica Lgbt». A questo punto la mamma chiede e ottiene «un colloquio con il rettore della scuola, professoressa G.G.», che si schiera dalla parte delle insegnanti.
Infine, la sorpresina, o per meglio dire la rappresaglia Lgbt. Al momento del ritiro della pagella la madre trova «penalizzati tutti i suoi voti finali: il sospetto della madre è che la scuola si sia voluta rivalere sul figlio, ingiustamente penalizzandolo nella valutazione finale a causa delle sue rimostranze verso quelle lezioni trattante tematiche Lgbt».

Insomma, se vostri figlio e un ignorante che non capisce nulla ,dite a Malan che è stato esposto al "gener" e lui userà denaro pubblico per farlo promuovere.

A quel punto Sgarbi ci spiega cosa vorrebbero insegnare loro ai bambini, ossia il bullismo. Ed è così che diffama Fedez definendolo "coglione":



Detto da un tale che si fa fotografare mentre caca o mentre si fa trascinare a peso fuori dall'Aula dopo la sua ripetuta violazione della legge, il giudizio elargito si commenta da sé...
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