Il leghista Spirlì si considera «un gay elevato» mentre accusa Zan di essere «un'offesa a buongusto e pudore»
Il leghista Nino Spirlì è impegnato da anni a proporsi alle destre neofasciste come il gay che si fa chiamare «checca», manco provasse un piacere nel farsi insultare. Ovviamente contrari al ddl Zan in quel suo sostenere che l'odio sia un diritto di ogni leghista che vota Salvini, è in un'intervista rilasciata a Stretto Web che il leghista è tornato a offrire il peggio di sé.
Secondo il più triste dei copioni, è insultando e comportandosi istericamente in modo da risultare facilmente irridibile dal suo elettorato che il signorino Spirlì si è messo a starnazzare che Zan non avrebbe mai parlare parlare dell'ipocrisia dei leghisti:
Come nella migliore tradizione della solita cricca gaya, gossippara e radical chic, il signor Zan, onorevole poco onorevole, cade nel peggior malgusto tamarro di impicciarsi, spione e ciarlone, della vita privata di chi non ha bisogno di tessere arcobaleno o di partiti-stampella per vivere la propria omosessualità serenamente, liberamente e senza provocare od offendere un auspicabile ritorno al buongusto e al pudore.
E se sentire Spirlì che parla di "buongusto e pudore" fa venire l'orticaria, il leghista inizia starnazzare che un gay non deve poter andare in vacanza dove vuole perché lui ha da ridire su come loro usano i loro soldi. Quindi sappiatelo: se volete andare in Grecia, prima doverte chiedere il suo permesso. Mica come lui che può andare dove vuole tanto ha in tasca quei 49 milioni di euro che il suo partito ha rubato agli italiani!.
Ed è così che prosegue:
Che necessità aveva, il gayo Zan, di spendere così tanti soldini per recarsi a Mykonos e assistere, qualora fosse vero, a una normale rappresentazione di sentimento e passione tra due persone? Si impiccia, lo scrittore di decreti sospesi come provole, della vita privata di una persona che, come lui, ma meglio di lui, sarebbe omosessuale: qual è il problema? Se mai avesse necessità di assistere a un così forte segnale di amore, lo invito a “scendere in Calabria”: sarò felice di regalargli una visione discreta, casalinga, famigliare e senza pretese di sentimento “alla greca”.
Tradotto: nel regno salviniano i gay dovranno nascondersi in casa per non essere soggetti alla polizia pilloniana che verificherà che ogni effusione di un maschio padano sia diretta verso una vagina di colore conforme a quello stabilito dal collezionista di rosari. Poi, sempre insultando come prassi legaiola, Spirì prosegue:
Mi auguro che l’arcobalenato deputato Zan riesca, per il futuro, a occuparsi con maggiore impegno della propria vita privata, lasciando la delazione volgare fuori dal palazzo dei massimi rappresentanti del popolo. L’omosessualità non è virtù per tanti: solo i più elevati la praticano. Gli altri sono gay da corteo.
Ovviamente Spirlì pare sostenere che sarebbero gli omofobi come lui a rappresentare il "gay elevato" di cui parla. E chissà se sosterrà che a renderlo tale sarebbe il suo dichiarare pubblicamente di farsi la doccia insozzando cone sacre raffiguranti la Madonna...