Il partito di Adinolfi insiste nell'assolvere la "bestia" di Morisi condannando gli "escort rumeni omosessuali"
Mirko De Carli, in qualità di esponente del partito omofobo di Mario Adinolfi, pare avere la bava alla bocca da quando ha fiutato la possibilità di poter starnazzare che Morisi sarebbe da recriminare in quanto gay e non in quanto creatore della "bestia" leghista.
In un lungo post pubblicato su Facebook esordisce auto-proclamandosi "cristiano" e fedele ctedente in Salvini:
Sia ben chiaro: non ho alcuna intenzione di essere tacciato per il classico politico con la bava alla bocca pronto a “sputare” sentenze contro l’avversario che è finito sotto la tortura della gogna mediatica. Non ho alcun interesse ad ergermi a giudice morale della vita altrui essendo io, per primo, un peccatore da ultimo banco alla Santa Messa della domenica (per dirla con le parole dell'amico Mario Adinolfi): desidero solamente ragionare sul valore delle scelte che si assumono nella vita pubblica e delle inevitabili ricadute sulla sfera privata. Matteo Salvini lo conosco e so che quando parla di droga come “morte” ci crede e non lo fa per lisciare il pelo ai propri elettori: è un ragazzo cresciuto nelle periferie milanesi e sicuramente avrà toccato con mano la devastazione che questa “roba” provoca soprattutto tra i più giovani. Per questo motivo escludo che il leader della Lega possa essere in alcun modo coinvolto nello stile di vita del Morisi: quello che più mi preoccupa è invece come possa aver scelto uno spin doctor di questo tipo senza avere la contezza della sua vita privata.
E perché mai Salvini dovrebbe occuparsi della vita privata dei suoi collaboratori? E perché De Carli non pare preoccupato quando il suo leader ha due mogli e fornifica nel peccato mentre si erge a paladino dei dogmi?
Inizia cosi ad attaccare Morisi per l'omosessualità delle sue vittime:
Se dichiaro, in quando segretario politico di un partito, di spendermi attivamente nella lotta alla droga e all'immigrazione clandestina dovrò mettere a capo della mia “macchina” comunicativa una persona che crede in quella sfida, non un dirigente che traffica coca con escort rumeni omosessuali.
Ed ancora:
Morisi non va giudicato per gli errori che ha commesso (spetta ai giudici e al buon Dio, se crede) ma per l'abuso di una vita pubblica che non trovava alcune radici nella propria condotta privata. In questo passaggio trovate le ragioni del tramonto repentino di tutti i leader politici di questo nuovo millennio: perché si preoccupano solo di “dire” anziché di “crederci” in quello che dicono. Da sempre, nella scelta dei miei collaboratori più stretti, ho cercato l'eccellenza inserendo, tra i profili di questa, la lealtà all'ideale abbracciato. Siamo il Popolo della Famiglia e per questo siamo antropologicamente diversi da tutti gli altri: se siete stanchi di essere “presi per il culo” votate chi non vi può garantire nulla se non la propria viva e profonda lealtà.
Immaginiamo che De Carli ridacchiasse mentre accostata la parola "culo a Morisi, vantandosi di come lui scelga i suoi collaboratori valutando quanta fi*a si sono chiav*ti nella loro vita privata. E tutto questo condannando Morisi perché presunto gay e non perché istigava odio con messaggi razzisti ed omofobi.
Interessante èè cime ipotizzi che chi è accusato di essere gay non dovrebbe essere credente, ma solo dopo aver giurato che se Salvini colleziona rosari su suggerimento di Steve Bannon è perché lo si dovrebbe ritenere un vero cristiano.