Il partito di Mario Adinolfi continua candidare i parenti dei suoi dirigenti
Forse abbiamo capito perché Mario Adinolfi ha chiamato "popolo della famiglia" il suo partitino. Se lui tentò di far eleggere sua figlia e la sua seconda moglie, ora spunta un altri dirigente che ha proposto la sua consorte per un incarico a nostre spese. Si tratterebbe della moglie di Nicola Di Matteo, la quale si sarebbe candidata a Roma nel partito del marito.
Lo annuncia Adinolfi stesso, forse sperando che il pietismo possa portare profitto se si racconta che sua candidata è finita in terapia intensiva. Il tutto, peraltro, senza manco dirci se non fosse vaccinata come Adinolfi in quel loro restare ambigui riguardo alle destre no-vax:
Lascia un po' perplessi anche come il marito della donna (che stando ad Adinolfi, sarebbe in terapia intensiva) risulti attivissimo a usare quel ricovero per promuovere la sua carriera, pubblicando manifesti elettorali in calce ai ai messaggi in cui Adinolfi chiede di pregare per la vita di sua moglie:
Ne approfitta anche per rilanciare le sue interviste al giornaletto del suo capo con un messaggio postato un'ora esatta dopo l'endorsement di Adinolfi:
Eppure, due giorni fa, un altro esponente del partito diceva che la signora non era più in terapia intensiva ed escludeva fosse in pericolo:
Quindi perché Adinolfi la colloca in un reparto da cui era stata dimessa giorni proprio a ridosso delle elezioni?
In risposta a quel messaggio troviamo il solito fanatismo religioso:
Una cosa, però, risulta poco chiara. Se fosse Dio ad averla fatta uscire dalla terapia intensiva, chi è che ce l'avrebbe mandata? E se la guarigione è opera di Dio, significa che chi è morto sarebbe stato ucciso dal loro Dio?