Ipocrisia leghista. Il partito di Morisi non vota la proroga al referendum sulla cannabis
Mentre impazza il caso Morrisi e il suo distribuire droghe a rumeni adescati online, la Lega non rinuncia alla sua ipocrisia. I ministri del Carroccio non hanno infatti votato il decreto legge che proroga al 31 ottobre la data di scadenza per la presentazione delle firme sui referendum perché contrari allo slittamento del termine nel caso del referendum sulla legalizzazione della cannabis.
E dunque, così come Pillon spera che basti presentare emendamenti ostruzionistici per impedire che i ragazzini gay siano protetti dall'odio, altri leghisti sperano che sabotare le raccolte firme possa garantire che il business della cannabis resi nelle mani delle mafie.
Lo slittamento è motivato dalle difficoltà nell’assicurare gli adempimenti burocratici connessi alla raccolta delle firme, con molti Comuni che risultano in ritardo con la certificazione dell’iscrizione alle liste elettorali dei firmatari. Quindi, una volta raccolte le firme, i leghisti sperano che i ritardi dei dipendenti pubblici possano calpestare il volere popolare.
Per Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in commissione Affari Costituzionali, l’atteggiamento della Lega è “sbagliato perché strumentale” visto che “per i propri referendum aveva chiesto e ottenuto il rinvio a fine ottobre. Referendum che, peraltro, non pare abbiano ottenuto particolare riscontro dato che dopo mesi ancora elemosinano firme nel nome del "capitano".
Il presidente della commissione a Montecitorio, Giuseppe Brescia, assicura: “Nessuna firma per i quesiti referendari andrà perduta e la burocrazia non fermerà la partecipazione dei cittadini. Le firme digitali, introdotte con un emendamento votato all’unanimità in commissione Affari Costituzionali, pongono nuove sfide non solo alle istituzioni, ma anche alle amministrazioni coinvolte, come i Comuni, a cui servirà più tecnologia. L’entusiasmo di questi mesi dimostra che il referendum è uno strumento vivo. Ora dobbiamo fare un passo in avanti approvando la riforma del referendum propositivo, già votata alla Camera”.
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