Quindi Adinolfi è favorevole alla prostituzione maschile?
Mirko Da Carli ci spiga le priorità di Adinolfi. Oltre ai distinguo sul sesso dei coniugi e all'impostazione di simboli confessionali nei luoghi pubblici, promettono imprecisati fondi per i disabili e un divieto alla libertà di scelta delle donne.
Ancor più populisti sono gli slogan in cui tirano in ballo il nazismo contro l'eutanasia, confondendo chi uccideva gli improduttivi con chi vuole rispettare la libertà dei scelta dei malati. Secondo Adinolfi, ogni malato terminale va costretto con la forza a soffrire contro la sua volontà perché lo dice lui.
Adinolfi nega poi che la droga sia in mano alle mafie, come nega che esista una differenza tra il fumarsi una canna o usare droghe ben più pesanti. Lui sostiene che il proibizionismo stia funzionando benissimo e vada mantenuto, anche se un adolescente su tre viene messo a contatto con spacciatori secondo i dato che lui stesso diffonde.
Ci spiega inoltre che lo stato dovrebbe affittare gli uteri delle donne e pagare le donne che si ritireranno dal mondo del lavoro per lasciare più spazio agli uomini, anche se quest'ultima parte della sua proposta non viene spiegata nei suoi manifesti elettorali.
Ed è interessate il suo confondere lo sfruttamento della prostituzione con la prostituzione in sé, con donne che decidono di farsi pagare messe sullo stesso piano di chi viene obbligata a vendersi.
Nel suo slogan afferma che "lo sfruttamento della prostituzione va combattuta perché il corpo della donna non si compra e non si vende", contemplando solo la prostituzione femminile e non quella maschile. Non è che ad Adinolfi vada bene che un uomo possa vendersi dato che ad ossessionarlo è solo il suo desiderio di controllare il corpo delle donne? E come concilia questa sua tesi con con i tempi in cui giurava che se la prostituzione fosse divenuta legale, lui avrebbe invitato sua figlia Livia a prostituirsi?
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