Mario Adinolfi si auto-mette i "mi piace" ai suoi virgolettati
Mario Adinolfi ha pensato di mettere un "mi piace" ad un suo virgolettato pubblicato dal suo giornale. Ma poi parrebbe voler sostenere che quel gesto non sarebbe patetico perché lui avrebbe incaricato dei suoi sottoposti di pubblicare le sue frasi:
Peccato che nulla cambia il fatto che lui stia esprimendo pubblico apprezzato per ciò che lui stesso ha detto, vantandosi dunque che ad Adinolfi piace Adinolfi. Anche perché lui parla sempre e solo di sé stesso, motivo per cui il suo egocentrismo pareva già chiara senza bisogno che inserisse i suoi cuoricini sotto le sue stesse frasi.
Non va meglio con la sua frasetta da lui stesso così amerevolmente auto-elogiata, dato che il suo dire che la mancata imposizione del suo volere sarebbe un "diktat" che offende il suo sogno di predominio sulla vita altrui lascia basiti. E lascia basiti che si inventi che qualcuno dica che dovremmo essere "tutti contenti" di ritrovarci malati terminali e sofferenti, quando in realtà la gente dovrebbe essere contenta di sapere che in quel nefasto scenario potrà scegliere e non dovrà subire le sue imposizioni. Ciò significa che lui potrà liberamente scegliere di subire atroci agonia, ma altri potranno propendere per scelte diverse dalle sue (sempre ammesso si presuma che lui non cambi idea se a dover soffrire non fossero gli altri).
La sua frase non è solo mistificatoria, ma pare inoltre molto irrispettosa anche verso la sua stessa famiglia dato che lui parrebbe teorizzare che sua sorella sia stata felice di suicidarsi, quando in realtà è probabile che la situazione sia stata assai più complessa delle sue banali semplificazioni populistiche. Resta il fatto che sua sorella ha potuto scegliere senza manco essere malata terminale, ma lui pretende che ad altri sia negata la medesima libertà un quel suo sostenere si debba approfittare della loro non autosufficienza.
Leggi l'articolo completo su Gayburg