Mario Adinolfi accusa l'Agcom di «illegalità pura» dicendo che lui non avrebbe avuto abbastanza visibilità in tv


Mario Afinolfi è apparso su tutti i giornali di destra e di estrema destra, è andato quasi ogni giorno su Rete 4 e Canale 5 a spiegare quanto lui detestasse i gay, è stato invitato ai festini neonazisti di Lealtà e Azione ed ancora gode del ricordo di quel prete pedofilo che lo applaudiva dopo aver stuprato minorenni persino dentro il confessionale. Ha persino siglato accordi con la lobby forzanovista di Toni Brandi per ottenere pubblicità sui loro canali di propaganda.
Eppure, nonostante la sovraesposizione mediatica di un tizio che rappresenta lo zero-virgola-poco degli elettori, lui piagnucola che avrebbero dovuto mandarlo in onda a reti unificate 24 ore al giorno, manco stesse già preparando la scusa che sosterrà quando i usciranno i risultati:



Come sempre, Adinolfi si mostra collerico ed incline alla diffamazione, accusando l'Agcom di illegalità e insultando il suo presidente dicendo che «dovrebbe vigilare ma dorme». Pare poi sostenere che non sarebbe imparziale perché «messo lì con stipendio pubblico da nababbo dai partiti stessi».
Ci credesse davvero, avrebbe potuto rivolgersi alla magistratura al posto di mettersi a frignare su Facebook. E chissà non sia ora l'Agcom a poterlo denunciare per diffamazione aggravata come pare stiano facendo molte delle sue vittime.

Poi, trascorsa qualche ora attacca la democrazia starnazzando istericamente che incolpa gli altri per gli elettori che non lo votano:



Insomma, pure stavolta vuole giocarsi la carta del vittimismo. E non ammette che il suo partitino ha avuto spazi spropositati se si considera la loro rappresentanza e la loro irrilevanza politica. Eppure solo pochi giorni fa si vantava di come lui sia sempre in televisione...
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