Esattamente 18 anni fa veniva abrogata l'aberrante "sezione 28" voluta da Margaret Thatcher


Esattamente 18 anni fa, ossia il 18 novembre 2003, il Regno Unito è stato finalmente liberato dall'aberrante "sezione 28" che il governo Margaret Thatcher impose il 24 maggio 1988.
La norma obbligava le autorità locali a «non promuovere intenzionalmente l’omosessualità o pubblicare materiale con l’intenzione di promuovere l’omosessualità» e/o «promuovere l’insegnamento in qualsiasi scuola finanziata dallo stato dell’accettabilità dell’omosessualità come pretesa relazione familiare». Insomma, praticamente il sogno proibito di Pillon, dato che quella norma istigava alla discriminazione sostenendo che una caratteristica naturale come l'orientamento sessuale potesse essere "promossa" mentre si metteva al bando una intera comunità.
Tutto questo accadeva mentre l'epidemia di AIDS veniva strumentalizzata dalle destre ed veniva accomunata alla comunità lgbt e tre quarti della popolazione ritenevano che essere gay fosse "sbagliato". La Thatcher salì sul carro della discriminazione e, a partire dal 1987, si dedicò ad una feroce campagna politica contro i libri a tematica lgbt, sostenendo che alcuni testi «insegnavano» l’omosessualità a «bambini piccoli di cinque e sei anni». Praticamente le tesi che Pillon usa ancora oggi per festeggiare una destra che priva le vittime di odio da ogni tutela.
In un indecente discorso tenuto alla Conferenza del Partito Conservatore nel 1987, Margaret Thatcher arrivò a dichiarare: «Ai bambini che hanno bisogno di essere educati a rispettare i valori morali tradizionali viene invece insegnato che hanno un diritto inalienabile di essere gay. Tutti questi bambini vengono ingannati».
Il governo istituì così l'aberrante “sezione 28” e la rese legge il 24 maggio 1988. La norma restò in vigore per 25 anni, venendo abrogata solamente il 18 settembre 2003.


I danni culturali di quella norma sono ancora evidenti. Ancor oggi un insegnante su cinque dichiara di sentirsi in "difficoltà" nel trattare tematiche lgbt in classe e solo un terzo si è detto “completamente a proprio agio” nel parlare di questioni lgbt. Lo sottolinea una ricerca commissionata da Just Like Us.
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