Fabio Tuiach licenziato dal Porto di Trieste. Andava a manifestare con i fascisti mentre era in malattia

Il camerata Fabio Tuiach, l'ex consigliere fascista simpatizzava per i terroristi, elogiava i suprematisti bianchi ed inneggiava pubblicamente ad Hitler e Mussolini, è stato licenziato dall'Agenzia per il lavoro portuale del Porto di Trieste. L'immigrato istriano si era recato in piazza a manifestare contro il greenpass mentre era in malattia e si intascava uno stipendio pubblico.
L'ex pugile, ora diventato uno scaricatore di porto, è stato al centro delle proteste al porto di Trieste ed ha guidato le occupazioni illegali al Porto 4 coordinandosi con i partiti neofascisti c con l'avvocato Gianfranco Amato che si è recato in loco in rappresentanza delle lobby evangeliche statunitensi che lui rappresenta.

Tuiach tentò di mettersi in malattia il 18 ottobre, ma il medico ha nutrito più di una perplessità nel firmare il certificato. Romanzando il racconto e inventandosi violenze mai avvenute, il portuale dichiarava: «Lunedì sera (18 ottobre, ndr) mi hanno riempito di botte e sono tornato a casa scosso dopo lo sgombero. Ho chiesto quindi al mio medico di mettermi in malattia, nonostante lui inizialmente mi avesse risposto che non poteva farlo perché tutti mi avevano visto in piazza ed ero finito su giornali e tv». L'Ansa riporta che il portuale sarebbe risultato in malattia a partire dal 19 ottobre, ossia molto prima di quando sostiene di aver contratto il Covid perché bagnato dagli idranti della polizia.
I controlli sono partiti perché Fabio Tuiach ha rilasciato dichiarazioni al Corriere della Sera dicemndo che era in piazza anche se risultava in malattia: «Ufficialmente ero in malattia. Se sono stato in piazza, non l’ho fatto negli orari in cui avevo l’obbligo di restare a casa per le visite fiscali, sono stato quindi corretto».
Se è davvero imbarazzante che Tuiach definisca «corretto» chi è in malattia da un mese ed esce tutte le sera a fare casino in piazza, la sua versione non collima con le ricostruzioni del suo datore di lavoro. Il fascista avrebbe infatti tenuto un comizio mentre era in malattia e sarebbe stato visto, filmato e fotografato nell'orario di lavoro, ossia quando avrebbe dovuto restare a casa perché in malattia.

Come sua prassi, il camerata istriano fa vittimismo e piagnucola: «Ho cinque figli, mia moglie è commessa part time: andremo a mangiare alla Caritas. Mi vogliono distruggere. Lavoro in porto da quando avevo 18 anni: ora farò valutare la mia posizione da un avvocato e spero la situazione si risolva quanto prima consentendomi di tornare a lavorare in porto. Non mi resta che pregare, andando a recitare il rosario in piazza dell’Unità».
In realtà è solo colpa sua se è stato licenziato perché rubava lo stipendio mentre andava a divertirsi con i suoi amichetti fascisti in piazza, ma si sa che questa gente non prova mai vergogna. Ed ovviamente anche il suo conto delle entrare non torna, dato che è pare molto probabile che la disabilità del figlio gli garantirà una pensione che, guardacaso, lui non ha messo in conto.

Di contro, dovrebbe preoccuparci anche il clima di fanatismo se una persona con 5 figli è disposta a farsi licenziare pur di non farsi un tampone, con una destra populista che tenta di fomentare le loro paure attraverso articoli indecenti e vergognosi come quelli che Belpietro continua a pubblicare:

Oppure con "articoli" della negazionista Silvana De Mari che confonde la protezione dei vaccini con i loro effetti sui contagi:

Insomma, c'è chi sparge benzina sul fuoco pur di fomentare l'isteria dei negazionisti.


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