Provita Onlus e Lucio Malan si scagliano contro il divieto alla pubblicità sessista, violenta e discriminatoria
Provita Onlus e Lucio Malan chiedono che si possa irridere il corpo delle donne e che si possa promuovere odio in nome di come il loro Pillon ha affossato la legge Zan.
Ovviamente non è facile capire in che modo loro colleghino il ddl Zan che avrebbe difeso i gay aggrediti a Ferrara da un gruppo di neofascisti inneggianti al dice con il ddl infrastrutture che sancisce il divieto a porre su strade e veicoli «qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere». In altre parole, il testo è nolto chiaro nel definire che sarà vietato mettere sulle strade schifezze sessiste come questa:
Difendendo quel tipo di pubblicità, l'organizzazione forzanovista Provita Onlus si è inventata una polemica surreale che fa leva sull'omofobia che è alla base del loro fatturato. Attraverso un comunicato stampa tristemente ripreso senza commenti da numerosi quotidiani, Jacopo Coghe e Toni Brandi dichiarano:
In questo modo si vuole far rientrare surrettiziamente dalla finestra la nefasta ideologia gender, provvidenzialmente cacciata dalla porta con l’affossamento del ddl Zan, attraverso la “solita” foglia di fico delle discriminazioni. Con tanto di rimozione dei messaggi pubblicitari e divieto di circolazione per chi non si conforma all’ideologia LGBTQIA+!
Sarà ancora possibile, per esempio, affermare mediante un manifesto o un camion vela che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine? Che un bambino nasce da una mamma e un papà? Che l’utero in affitto è una pratica barbara? O si conferirà ai Comuni un’inaccettabile licenza di censura nei confronti di associazioni e realtà che, come Pro Vita & Famiglia, non intendono genuflettersi al pensiero unico? Che fine farebbe, allora, la libertà di espressione sancita dall’art. 21 della Costituzione?
Il ritornello è sempre quello: loro dicono che tutto sarebbe "libertà" anche se diffamatorio, discriminatorio o offensivo. Curioso, dato che loro hanno più volte denunciato chi è stato da loro accusato di offesa alla religione. E chissà se sosterranno che deve essere legittimo pubblicizzare la pedofilia o gli stupri dato che tutto deve essere incondizionatamente ritenuto un diritto di espressione...
Più surreale è stato l'intervento in Aula del senatore malan (Fratelli d'Italia) il quale ha dichiarato:
Chi decide che cos’è sessista, parola di cui per la verità si fa un uso così ampio che può essere qualunque cosa? E che cosa sono gli stereotipi di genere? Che roba è? Chi giudica? Che cosa sono gli stereotipi di genere? La donna che cucina rientra fra gli stereotipi di genere? Suppongo di sì, per cui dovrà per forza esserci sempre un uomo che cucina e un uomo che fa le pulizie? Benissimo, non c’è nulla di male, ma che sia imposto per legge e che sia addirittura revocato il permesso di pubblicità a chi fa affiggere questi manifesti è francamente una cosa grottesca.
L’articolo prosegue prevedendo anche il divieto di messaggi lesivi del credo religioso: siccome esistono diversi credo, se uno sull’auto ha scritto “Gesù Cristo è figlio di Dio” – ci sono tanti che girano con il simbolo del pesce che vuol dire proprio “Gesù Cristo figlio di Dio” e così via – chi non è cristiano può sentirsi offeso e ne abbiamo già visti molti di questi casi. Tutto questo viene inserito in un decreto-legge contenente disposizioni urgenti per rilanciare le infrastrutture.
Infine, stando sempre alla norma, sono vietati i messaggi discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di genere, proprio quella che molte voci, anche da sinistra e tra coloro che erano d’accordo sul resto del disegno di legge Zan, hanno detto che sarebbe stato un errore inserirla nel provvedimento perché identità di genere vuol dire auto-attribuzione dell’identità di genere.
Peccato che l'identità di genere sia riconosciuta dal nostro ordinamento e non si capisce perché la destra coglia impedire ogni norma di civiltà sostenendo che la loro priorità è togliere dignità ad interi gruppi scoiali, cercando di cancellarli come tentò di fare anche Hitler.