Adinolfi beatifica il suo amato Paolo Del Debbio


Ad ogni ospitata televisiva Mario Adinolfi passa giorni ad auto-incensarsi per gli insulti che ha urlato in studio. Eppure oggi giura sulla sua famiglia che lui si sottearrebbe alle polemiche social, tornando ancora una volta ad usare la sorella morta suicida a fini di propaganda, dedicandole un Del Debbio che lui dice sia un bravo perché lo porta in televisione a dire le sue solite quattro stupidaggini.

In un lunghissimo post autocelebrativo, il fondamentalista scrive:

Sono spesso ospite delle sue trasmissioni, ma non siamo amici. Per mio stile “ruvido” in trent’anni di partecipazione al circo televisivo ho sempre mantenuto una regola igienica: non costruire mai un contesto confidenziale con i “padroni del vapore”, cioè con autori e conduttori. Mi sentirei meno libero e io vado in tv solo se posso dire con chiarezza ciò che voglio, il resto non m’interessa. Sono poi del tutto allergico al cosiddetto “dopoteatro”, cioè la vita sociale che fa seguito ad una trasmissione televisiva, dove magari ci si scanna per poi finire la serata a cena insieme e tutto si trasforma in una per me insopportabile marcia trionfale dell’ipocrisia. È una pratica necessaria se vuoi far parte “del giro”. Ma io non voglio, così mi picco di farne a meno. Saluto sempre tutti con cortesia, arrivo in studio all’ultimo minuto perché non voglio trucco e parrucco (e, lo so, si vede e quante volte mi avete rimproverato, ma il mio stile è fregarmene dello stile, ascolta quello che ho da dire o cambia canale), appena finito scappo da una porticina di servizio. Sono stato ospite seriale di Maurizio Costanzo, Michele Santoro, Giuliano Ferrara, Myrta Merlino, Barbara D’Urso, Federica Panicucci, Corrado Formigli, Lilli Gruber, Giuseppe Brindisi, Francesco Vecchi, Massimo Giletti, Monica Setta, Gianluigi Paragone, Luca Telese, David Parenzo, Giuseppe Cruciani, Aldo Biscardi, Andrea Pezzi, Marco Liorni, Bruno Vespa, Andrea Pancani, Ilaria D’Amico, Massimo Giannini, Nicola Porro e tanti altri: non credo di essermi mai scattato un selfie in studio con nessuno di loro.

Se l'elenco pare finalizzato ad auto-celebrasi per le 100 ore di trasmissioni di cui si ballava ieri, Adinoilfi omette di dire che alcuni dei personaggi da lui citati lo abbiano cacciato. E non pare così "libera" la sua opinione dato che chi lo invita sa a priori cosa dirà, dato che Adinolfi non fa che ripetere quei quattro slogan che ha coniato contro gay, donne e malati terminali.

Inizia cos' a sostenere che Del Debbio conduca il più bel talk-show del mondo, sostenendo persino che lui vedrebbe "Informazioni" nei servizi contro i migranti che ci rubano le case o i babbi natale che non piacciono a santa Giorgia Meloni in quanto non ritenuti maschili quanto il tizio che l'ha ingravidata al di fuori del matrimonio in "difesa" della "famiglia tradizionale":

Con Paolo Del Debbio ho collaborato da opinionista a molti programmi da lui condotti: Quinta Colonna, Dalla vostra parte, Dritto e Rovescio. Quest’ultimo è attualmente il talk show d’informazione che registra il numero di telespettatori più alto dell’intera televisione commerciale.

Solo tra le righe spiega che stia parlando della tv commerciale, ossia dove la sfida è con Giordano, Porro e quel Giletti che Salvini voleva nel suo partito. Ed è così che inizia a elogiare il libretto scritto dal tizio che lo fa lavorare, dicendo che lui vede "cristianesimo" in chi ha fatto un seminario e poi va in televisione a istigare alla discriminazione contro interi gruppi sociali:

Vengo considerato un duro che fa fatica ad esternare emozioni, ma Del Debbio con le sue pagine mi ha fatto ridere e piangere. I suoi piccoli ritratti di personaggi da bar e da paese, del suo paesello in provincia di Lucca in cui è nato e cresciuto, sono così carichi di umanità da costruire una galleria che pare quella di un pittore impressionista francese: poche pennellate, ma l’essenza è colta e riverberata nei nostri occhi. [...] Sapevo della formazione seminariale di Del Debbio, in studio quando andiamo in onda mi sono sempre accorto che tiene un registro popolare per scelta stilistica, ma volendo avrebbe tutti gli strumenti per volare molto in alto. Durante l’ultima puntata del 2021 ho citato la Fides et Ratio e lui subito ha proposto la traduzione del latino: “Fede e Ragione, non devi mai dare nulla per scontato”. Una buona lezione, ha ragione. Il libro racconta i suoi anni in seminario, l’inquietudine che l’ha portato poi a uscirne, ma la mole formativa che ormai s’era impressa in lui, indelebile.

Ad un punto, Adinolfi inizia a accostare la sorella suicida con De Debbio, in quella sua abitudine a riportare a sé stesso qualunque tema:

Sono grato a Paolo Del Debbio per averci regalato questo testo. Ho respirato a pieni polmoni mentre citava Soren Kierkegaard o il Mito di Sisifo. Sulla lapide di mia sorella, come qualcuno sa, ci sono le quattro parole con cui si chiude quel meraviglioso testo di Albert Camus.

peccato non sia chiara quale sarebbe la novità nell'apprendere che Adinolfi ringrazia chi gli offre visibilità mediatica e promuove un'ideologia populista in cui la religione diventa parte integrante della propaganda contro il prossimo.

Una domanda. Ma se Adinolfi dice di non essersi mai scattato selfie in studio con De Debbio, da dove arriva questo selfie che si è scattato in studio con Del Debbio che lui stesso ha pubblicato?


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