L'attacco di Iustitia in Veritate a Gayburg
Apprendimento solo oggi di un articolo altamente diffamatorio apparso sulle pagine di un'organizzazione chiamata Iustitia in Veritate.
I signori in questione hanno pubblicato uno di quel soliti articoli trasudanti di odio che tanto piacciono alle destre, in cui lamentano che non fosse vietato esprimere critiche a quel loro Pillon che invitava Platinette e gente che vuole "curare i gay" in Senato contro il ddl Zan.
I signori della setta di estrema destra iniziano a negare he le organizzazioni forzanoviste e le lobby legate alla cricca di Gandolfini possano essere considerate "integraliste", lanciandosi in affermazioni altamente diffamatorie contro di noi:
Se hanno persino sbagliato il nostro nome (dato che il nostro dominio è .com e non .it), ci piacerebbe un mondo conoscere quali sarebbero le fantomatiche "denunce" di cui parlano dato che loro giurano su Dio, potessero bruciare all'inferno, che noi deterremmo un "primato di denunce per diffamazione". Buffo, dato ad oggi che non esiste una sola condanna o un solo processo che ci abbia visti coinvolti.
E se è vero che l'organizzazione Provita Onlus ha ripetutamente sostenuto di averci denunciato, nulla ci è stato notificato ad indicare come sia molto probabile che le loro teorie siano state cestinate direttamente dalle Procure in quanto ritenute infondate.
Inoltre non è chiaro perché insistano nel volere un nome dopo aver firmato ripetute minacce di morte e aver visto il compagno extracomunitario la loro Zaira Bartucca che diffondeva i falsi nomi inventato dalla giornalista diffusa tra i gruppi di neofascisti. Voi dareste un indirizzo di casa a chi ha scritto sulle pagine di Adinolfi di voler mettere una bomba sotto casa vostra? Bhe, noi no. Se neppure capiamo dove vedano "odio" e "volgarità" come dicono, non c'è alcun dubbio che le loro accuse siano diffamatorie dato che Gayburg opera nella legalità e non gode di alcun fantomatico anonimato.
A quel punto iniziano ad accusarci che l'organizzazione Ora et Labora non avrebbe diffuso dei volantini da noi segnalati nel 2017. Ed infatti non avevamo detto che fossero stati loro, ma i membri del gruppo. Ai tempi non avevamo ancora capito chi fosse il responsabile, poi rivelatosi stampati da Angelo Mandelli, leader di Ora et Labora:
Se l'italiano non è un'opinione, è quanto dichiarava anche l'articolo che loro dicono di aver denunciato, dato che si parlava di "attivisti dell'associazione Ora et Labora" che definisce proprio il ruolo di Angelo Mandelli:
Iniziano cos' a dire che loro denunceranno chiunque li contesti mentre sostengono che i crimini d'odio sarebbero "libertà di espressione":
Tra le note, il gruppo incitato in Senato da Pillon inizia a dire che l'omofobo sarebbe giustificato dalla Chiesa e che l'odio omofobico dovrebbe essere tollerato nel nome di Gesù:
Per capire chi ci si dietro all'organizzazione chiamata Iustitia in Veritate, forse basta vedere questa immagine tratta da una loro conferenza di gennaio:
Si tratta di un evento organizzato dal partito filo-legista "Italia cristiana" (ossia un gruppo che dice di vedere in Duda e in Orban il volere di Dio) con la negazionista Silvana De Mari e l'avvocato Francesco Fontana in qualità di presidente di Iustitia in Veritate.
L'organizzazione ha anche organizzato alcune manifestazioni contro il greenpass a Bergamo, come risulta firmataria di una lettera al Cardinale Gualtiero Bassetti in cui Francesco Fontana e il solito Gianfranco Amato chiedevano alla Cei di opporsi alle norme sanitarie per il contrasto alla pandemia.
In data 31 agosto, il presidente di Iustitia in Veritate e il tizio che andava per oratori con Povia a tenere conferenze sul "gender", scrissero:
Eminenza,
poiché i fedeli “hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa” (can. 212 § 3), esprimiamo con fermezza ai Pastori della Chiesa italiana il nostro dissenso circa l’obbligo del vaccino anti-Covid e circa l’imposizione della vaccinazione di massa anche nei luoghi di culto, nelle strutture ecclesiali e nei seminari, per i seguenti motivi:
– la vaccinazione di massa comporta l’insorgere delle varianti, non garantisce l’immunità ed espone al rischio di contrarre gravi patologie;
– è un provvedimento discriminatorio che distrugge l’umano e il tessuto sociale sia nell’ambito della società civile sia dentro la Chiesa, creando un conflitto tra vaccinati e non vaccinati;
– con la prossima approvazione del nuovo protocollo curativo da parte dell’Unione Europea, che avrà luogo in ottobre, decadrà l’emergenza che autorizza la sperimentazione dei vaccini genici anti covid-19, e poiché verrà meno la condizione che presume l’inesistenza di altre terapie, di conseguenza non sarà più possibile imporre obbligatoriamente farmaci sperimentali e in gran parte inefficaci, come sono appunto i sopraddetti vaccini genici anti Covid-19.
Inoltre, poiché con il Decreto Legge n.105 del 23-7-2021 il Governo italiano ha imposto la Certificazione Verde Covid-19, o green-pass, per coloro che si spostano in entrata e uscita da territori classificati in “zona rossa” o “zona arancione”, per coloro che accedono a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, e per chi partecipa alle feste per cerimonie civili e religiose, ci opponiamo all’imposizione del sopraddetto green-pass in occasione di feste per cerimonie religiose e soprattutto per l’accesso nei luoghi di culto e per la partecipazione alla Messa e ai Sacramenti, o a qualunque attività nella vita della Chiesa (compresi campi scuola), in forza dei seguenti motivi:
– con il Decreto Legge 105, che impone il green-pass, ci troviamo di fronte ad un abuso plurimo di normative, artatamente confusionarie, e ad una babele di provvedimenti riesumati;
– viene fatto uno sfregio di ogni principio di diritto naturale;
– a questo ormai tragicamente consueto sfregio, si aggiunge la violazione specifica dell’art. 3 della Costituzione italiana con l’introduzione di una discriminazione incompatibile con il Regolamento CE 953/21, che ha ribadito la risoluzione del Consiglio d’Europa del 27-1-2021, n. 2631, confermando e garantendo la tutela della libera scelta rispetto alla vaccinazione.
Non solo. Far dipendere dal green-pass l’accesso ad un luogo di culto, far dipendere dal green-pass la partecipazione ad una cerimonia religiosa, o alla vita della comunità ecclesiale o parrocchiale, o addirittura alla Messa e ai Sacramenti, e così via, contrasta soprattutto con le leggi canoniche e – nel caso dell’accesso ai Sacramenti – va contro il diritto divino. Perciò denunciamo l’imposizione del green-pass nelle chiese e in tutti i luoghi sopraddetti già messa in atto in modo illegittimo in alcune Diocesi sparse sul territorio italiano da alcuni Vescovi e Sacerdoti, come testimonia la documentazione qui allegata, e chiediamo ai Pastori di non esigere l’obbligo del vaccino anti-Covid, che oltre ad essere un farmaco incerto crea problemi di coscienza in tanti cattolici per la cooperazione con l’aborto; domandiamo ai Pastori di rispettare la libertà dei fedeli, attenendosi alle indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha dichiarato: “La vaccinazione non è di norma un obbligo morale e perciò deve essere volontaria” (Nota del 21-12-2020).
Siano ammoniti tutti i Pastori soprattutto a non negare i Sacramenti ai non vaccinati, e si ricordi loro che secondo le leggi della Chiesa “i ministri sacri non possono negare i Sacramenti a coloro che li chiedono opportunamente, siano ben disposti e non ne abbiano dal diritto la proibizione di riceverli” (can. 843 § 1). Si richiamino i Vescovi all’obbedienza alle recenti disposizioni della CEI circa la libera partecipazione di tutti i fedeli alla Messa e alle Processioni, senza escludere chi non ha il green-pass.
Infine, poiché dal prossimo 6 settembre inizierà la discussione parlamentare per la conversione del Decreto Legge n. 105 che ha introdotto il green-pass, rivolgiamo formalmente questa istanza a Lei, Eminenza, come Presidente della CEI, e per mezzo di Lei tutti i Vescovi della Chiesa italiana, affinché si alzi la voce e si condanni pubblicamente l’imperterrita legiferazione in sacris posta in essere dal Governo italiano mediante il Decreto Legge n.105, che, limitando la partecipazione alle feste per cerimonie religiose, compie un’ingerenza abnorme nella sfera giuridica della Chiesa in contrasto con l’art. 7 della Costituzione e le norme concordatarie.
Con ossequio,
il presidente dell’Associazione Iustitia in Veritate
Avv. Francesco Fontana
il presidente dell’Associazione Giuristi per la Vita
Avv. Gianfranco Amato
Il signor Francesco Fontana ha anche collaborato con Mirko De Carli e Massimiliano Esposito che, in qualità di esponenti del partito di Mario Adinolfi, hanno espresso «piena solidarietà all’avvocato Francesco Fontana, presidente dell’associazione Iustitia in veritate. A fronte di vari episodi, all’incirca 25 sul territorio nazionale, di abusi alla libertà religiosa e di culto, da parte anche delle forze dell’ordine». Al solito, il tema era il loro chiedere che le chiese fossero dispensate dal rispetto delle regola sanitarie e che i preti potessero violare ogni norma in quanto preti.
Non è stupefacente come ci siano sempre gli stessi nomi dietro a queste iniziative, mentre questi soggetti negano esista una lobby integralista che sta minacciando il bene comune?