Il leghista Montevecchi attacca la cultura. Arcigay: «È paranoia gender»
Il consigliere leghista Montevecchi, ex social manager di Simone Pillon, dice che lui valuta i progetti dalle locandine e che lui esige sia vietata ogni rappresentazione binaria della sessualità secondo i dettami di Orban. Ai giornali dichiara:
Il Progetto ‘Genderful-Corpi/Identità’ promuove il concetto ideologico dell’identità di genere e coinvolge le classi medie Franchini di Santarcangelo. Inopportuno il sostegno della Regione Emilia-Romagna. Presenterò una interrogazione per capire se ci sono stati finanziamenti regionali. Nella locandina ufficiale si può leggere che ‘il Progetto Genderful-Corpi/Identità nasce dalla considerazione che nella società contemporanea l’identità di genere sia sempre più ‘fluttuante’.
A quel punto, il consigliere regionale leghista (nonché responsabile del dipartimento “Famiglia e Valori Identitari” della Lega Romagna) ha ripetuto la solita propaganda:
Ritengo sia del tutto inopportuno il sostegno ufficiale da parte della Regione Emilia-Romagna nei confronti di un progetto che, come appreso dalla locandina, sponsorizza in modo dichiarato il concetto dell’identità di genere, già protagonista di forti divisioni nazionali e politiche che hanno portato alla bocciatura del Ddl Zan.
Peccato che il ddl Zan non sia mai stato bocciato, dato che la Lega ha semplicemente ottenuto fosse vietato discuterne. E neppure era il ddl Zan a definite l'identità di genere, dato che quella è una realtà già consolidata nel nostro ordinamento giuridico.
Al leghista risponde Arcigay Rimini:
Il Progetto “Genderful” ha avuto il sostegno dalla regione Emilia-Romagna che ne riconosce la qualità e lo spessore. Nei suoi consueti “copia e incolla” spinti da paranoia gender, Montevecchi mostra la sua inconsistenza non solo per l’uso compulsivo di frasi fatte, ma soprattutto declamando deliri che ricordano le discussioni sul sesso degli angeli basate sullo stesso apparato teorico medievale. Gli studi di genere infatti nascono molti decenni prima del’anagraficamente giovane Montevecchi, e sono la base per l’evoluzione culturale che ha permesso persino a lui, si spera, di capire che le donne non nascono come angeli del focolare, con la cucina e la casa nel DNA. Dal sesso degli angeli agli angeli del focolare, Montevecchi non teme il ridicolo.
Al contrario il progetto ”Genderful” ha avuto un notevole successo dove è stato realizzato, cioè nelle scuole e precisamente in quei posti dove la comprensione, la cultura, l’elaborazione critica del mondo, sono la base irrinunciabile e l’obiettivo principale. Ecco, conoscenza, cultura, approfondimento questi sì dovrebbero essere i valori “non negoziabili” di un paese democratico e progredito inserito a pieno titolo tra i paesi occidentali, e non come vorrebbero quelli che vanno a firmare improbabili carte sovraniste con l’Ungheria e la Polonia, stati che approvano leggi violente per reprimere la libertà di espressione anche criminalizzando le persone trans, oltre che lasciare morire di freddo ai loro confini donne e bambini.
Marco Tonti aggiunge poi: «No Montevecchi, non solo non siamo quel Paese lì ma mai lo saremo, perché la resistenza contro l’autoritarismo e il conservatorismo da due soldi che impregna tutta la sua azione politica è un valore non negoziabile per noi persone democratiche, e ogni volta che fa una dichiarazione svela un nuovo atto di questa farsa. Bisognerebbe studiare, approfondire, capire, vedere, conoscere e rispettare le persone nella loro incomprimibile ricchezza e varietà valorizzare la ricerca di sé e il rispetto di ogni identità anziché fare battaglie per inscatolarle in delle prigioni con il solo scopo di assecondare chi si rifiuta di capire un mondo più complesso del loro giardino. Di cosa si può avere paura nel fare conoscenza con mondi a colori? Cosa si può temere nello scoprire la complessità del mondo e degli esseri umani? Cosa si può temere della cultura e dell’elaborazione del proprio essere? La risposta può essere solo una: niente. E chi sostiene il contrario come Montevecchi è semplicemente in malafede».
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