La Camera dei Comuni canadese ha approvato un divieto alle cosiddette "terapie riparative"
La Camera dei Comuni canadese ha votato all'unanimità per vietare la cosiddetta "terapia di conversione" delle persone lgbt.
La nuova normativa, proposta dal governo del primo ministro Justin Trudeau, renderebbe illegale costringere un figlio (o chiunque altro) a subire quella violenta pratica contro il loro volere. Va infatti sottolineato come quelle violenze siano del tutto prove di ogni base scientifica, e ritenute "degradanti e discriminatori e radicate nella convinzione che le persone LGBT+ siano in qualche modo inferiori" dagli esperti delle Nazioni Unite.
Dopo il voto alla Camera dei Comuni, il provvedimento dovrà ora essere approvato dalla camera alta del Senato.
Il ministro del turismo Randy Boissonnault, che è anche consigliere speciale di Trudeau sulle questioni lgbt+, ha dichiarato: «Abbiamo detto che volevamo che le persone fossero dalla parte giusta della storia su questo tema. Nessuno può acconsentire alla tortura. È un grande giorno per i sopravvissuti, sapere che nessun altro passerà quello che hanno passato loro».
Una legge simile è in discussione anche a Londra, ma la proposta avanzata dal governo è stata rigettata da quasi tutte le organizzazioni per i diritti umani in quanto includerebbe esenzioni nel rispetto della legge per le pratiche di conversione religiosa, come la preghiera e la "pratica religiosa quotidiana", di fatto condannando le persone che vivono vicino alle comunità religiose particolarmente vulnerabili a quelle torture.
Il documento ha anche creato una scappatoia per gli "adulti consenzienti", nonostante il concetto legale ampiamente accettato che le persone non possono acconsentire a procurarsi danni gravi.
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