Pillon grida alla «vittoria» davanti ad al suo ddl anti-TikTok

Pare surreale, ma quel senatore leghista che diceva fosse inutile perseguire i crimini d'odio contro i ragazzi gay grida alla «vittoria» davanti ad un ddl anti-TikTok che impone il carcere per l'istigazione ad atti ritenuti "autolesionistici". Un atto che lo fa esultare dopo aver esultato perché la Lega ha garantito che l'istigazione alla discriminazione venisse ritenuta "libertà di espressione".

La norma si propone come un'inutile paccottiglia, probabilmente inapplicabile data che pare scritta da chi non ha conoscenza degli strumenti che s'intende normare. Ed è stupefacente parli di "genitore o tutore" quando per anni ha ripetuto che lui non conferisce dignità a chi non è una "mamma o un papà" dalla provata eterosessualità.
Non è andata meglio con il suo dedicare la sua «vittoria» ad presunte vittime di bufale conclamate, in quella contraddizione per cui cui si dovrebbe pensare ai bambini purché non si proteggano gli adolescenti gay che vengono spinti ai suicidio da quella discriminazione che lui difende.


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