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Pillon vuole distribuire nelle scuole dei libretti anti-lgbt curati da Gandolfini

Alla faccia del loro "giù le mani dal bambini". Il senatore leghista Simone Pillon distribuirà nelle scuole un libricino curato dall'organizzazione omofoba di Massimo Gandolfini sostenendo di voler "contrastare" l'arrivo delle presunte teorie gender nelle scuole, invitando ad imporre le distinzioni che loro sostengono debbano esistere tra maschi e femmine.
Il libricino, inoltre, inviterà rifiutare ogni educazione su "tematiche con alto tasso di contrapposizione e non condivisione, come quella inerente l'identità di genere" che "non dovrebbero trovare posto nelle scuole" per "evitare derive dirigistiche, inaccettabili perché proprie di stati etici e totalitari".
La presentazione del libercoletto anti-lgbt si è tenuta in Senato, sotto la supervisione del solito Simone Pillon. Durante la presentazione, il leghista ha dichiarato: «La disforia di genere è una patologia, è un problema, è un disturbo serio. Ma i ragazzini, i bambini, le bambine, i nostri figli, meritano la massima attenzione, meritano le migliori cure, i migliori trattamenti e soprattutto meritano di non essere trattati come cavie, come oggetti da laboratorio, come topi su cui fare esperimenti ideologici prima che scientifici».
Sostenuto che lui vuole curare le persone trans, si è vantato di aver affossato il contrasto ai crimini d'odio, sostenendo che «se c'è una teoria sballata che dal Nord America ci impone di dire che maschi si è in base alla propria autopercezione, io credo che abbia fatto bene la politica a dire no proprio in queste aule. Si è detto no all'autopercezione del sesso, perché il sesso è una realtà naturale che nessuno di noi può cambiare».
In realtà il ddl Zan non si occupava di quello, ma Pillon assicura che lui vietaranno il diritto all'esistenza delle persone trans. Ed è stupefacente dica che l'odio sarebbe "opinione" mentre sentenzia che alcune persone non debbano poter esistere perché sgradite alle lobby che lo finanziano.

Nel libretto del Family Day si parla del Gender Identity Disorder (disturbo dell'identità di genere, in italiano). Peccato che il termine sia stato dismesso nel 2013 con l'uscita in del DSM-5. La disforia di genere non è più ritenuto "disturbo" proprio per lo stigma sociale che questo comporta. Ma nel testo redatto dal Family Day si legge altro:

L'essere umano è essere sessuato in ogni sua cellula e la sessuazione biologica non riguarda soltanto gli organi genitali, ma l'intera costituzione fisica, caratteriale, emozionale ed affettiva della persona. [...] È di tutta evidenza che le teorie conosciute come gender hanno a fondamento assiomi scientificamente non dimostrati.

Contro l'educazione al rispetto, la setta omofobica sentenzia:

Sotto il profilo educativo il vero problema è rappresentato dalla sempre più diffusa difficoltà di ragazzi e ragazze in età adolescenziale a riconoscersi non tanto in un sesso o genere, quanto nelle loro concrete condizioni di vita. È per questo che vivono fasi di incertezza sulla propria identità, a volte anche per quanto riguarda il proprio orientamento sessuale. Questa situazione, che alcuni autori definiscono "liquidità provvisoria" e che non riguarda solo e/o principalmente aspetti relativi alla sessualità, non va esasperata bensì accompagnata con criteri educativi chiari e, nella maggioranza dei casi, al crescere dell'età si risolve evolvendo verso una posizione che accetta il principio di realtà: rispetto della natura e delle sue leggi, riconoscimento dei propri limiti. Anche l'obiettivo "buono" di contrastare odio e violenza, causa di tanta sofferenza nel mondo, non può essere raggiunto per altra strada, come è documentato dalle devastanti conseguenze del senso di onnipotenza che caratterizza l'inizio di questo millennio. Forgiare la natura come se fosse solo materiale inerte, unicamente seguendo il criterio del proprio desiderio / interesse, produce e produrrà sempre e solo danni, sull'ecosistema e soprattutto sull'uomo stesso e sulla società in cui siamo chiamati tutti a vivere.
Precorrere e forzare, con percorsi educativi di sessualizzazione precoce, significa danneggiare.
Presentare la sessualità come un vissuto puramente soggettivo o come un continuum fluido che sfugge ad ogni definizione rischia di essere per il bambino solo fonte di grande ansia e disagio.

Insomma, Pillon e Gandolfini giurano che il rispetto «danneggia» i bambini, asserendo infine che:

Chi non accetta sé stesso, a partire dall'accettazione del proprio corpo, difficilmente accetterà l'altro e troverà quella felicità cui tutti aspiriamo, qualunque condizione essa significhi.

Parole che loro vogliono siano pronunciate nelle classi, di fatto dicono agli alunni che chi non è come Pillon non potrà mai felice.


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