Roberto Fiore chiede i domiciliari: «C'è un positivo in carcere, è un attentato alla sua salute»
Dopo aver trascorso mesi a fomentare gli squadroni no-vax che hanno partecipato ai suoi assalti contro i sindacati, da lui considerati colpevoli di tutelare la salute dei lavoratori contro il volere delle destre neofasciste, Roberto Fiofre ora dice di cacarsi nelle mutandine al pensiero di poter contrarre quel virus che diceva non esistesse.
Il leader di Forza Nuova ha infatti chiesto gli arresti domiciliari perché un suo compagno di cella sarebbe risultato positivo al Covid e lui dice che permettere ad un positivo di stare vicino a lui sarebbe un attentato alla sua vita. Un attentano che, stando alle sue stesse parole, lui voleva infliggere a milioni di lavoratori.
Il suo avvocato, Nicola Trisciuoglio, è tornato a chiedere la revoca della custodia in carcere adducendo presunto per motivi di salute: «Un uomo detenuto nella cella del carcere di Poggioreale, dove è recluso Roberto Fiore, è risultato positivo al Coronavirus. Il che, considerate le patologie del presidente di Forza Nuova già compiutamente certificate nella relazione medica della professoressa Carmela Rescigno (si parla di ipertensione arteriosa resistente a terapia farmacologica e obesità, ndr) e ignorate totalmente dalla procura e dal gip del tribunale di Roma, significa un attentato alla sua vita».
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