Kandahar. Le prigioni talebane con tossicodipendenti, omosessuali e donne che si sono ribellate al marito


È Gianmarco Sicuro, giornalista Rai, a raccontare sui social quanto da lui visto nelle carceri talebane afghane da lui visitate:

Fino ad agosto, nella prigione di Kandahar erano detenuti centinaia di terroristi talebani. Col cambio di regime, la situazione si è capovolta.
Abbiamo ottenuto un permesso speciale per visitare le celle che ospitano i detenuti e la visita è stata sconvolgente. Questo carcere ospita prigionieri politici, ex militari del vecchio esercito ma soprattutto tossicodipendenti e omosessuali.
Di 1800 detenuti, 1400 sono persone con problemi di droga ed uno dei primi atti dei talebani è stato proprio quello di rastrellarli e rinchiuderli dentro. Stessa sorte per i gay e queste immagini documentano il settore adibito a queste due fattispecie.
Le persone sono ammassate in corridoi angusti e bui. Non c'è luce, non c'è alcuna dignità per questi esseri umani. Le celle sono sporche oltre ogni immaginazione. I vestiti sono lacerati e i volti come paralizzati. I carcerati ti osservano immobili e quasi privi di vita da dietro le sbarre: anime perse in un girone dantesco.
Ho chiesto di poter visitare la sezione femminile ma mi è stato vietato.
Il direttore dell'istituto, a ogni modo, mi ha concesso un'intervista, spiegando che le donne detenute hanno compiuto soprattutto due tipi di reati: adulterio e ribellione al marito.
"L'uomo -ha spiegato il direttore -può venire qui e lamentarsi della propria donna, chiedendo che venga rinchiusa per un periodo all'interno dell'istituto".
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