De Carli, sua nonna e la sua disonestà intellettuale nel parlare di eutanasia
Mirko De Carli deve aver capito che un analfabeta funzionale è incapace di comprendere tutto ciò che non è direttamente riconducibile alla sua esperienza personale, motivo per cui cerca di sminuire un tema complesso come l'eutanasia alla sua esperienza con sua nonna:
In un simile ragionamento ad altissimo tasso di populismo, l'esponente del partito di Mario Adinolfi dice che vada vietata l'autodeterminazione dei malati perché a lui non sarebbe mai "passato per l'anticamera del cervello" di far morire sua nonna "quando c'è ancora speranza".
Ed è qui che si presentano due problemi. Innanzitutto a decidere non sarebbe mai stato lui, dato che la decisione su una eventuale eutanasia sarebbe spettata a sua nonna. In secondo luogo, lui precisa che sua nonna avesse speranza e dunque non è un caso che sarebbe stato contemplato da una legge sull'eutanasia.
Avesse un minimo di onestà intellettuale, De Carli dovrebbe modificare le sue domande e dirci se lui avrebbe imposto a sua nonna, contro la sua volontà, un'agonia terribile che magari l'avesse portata a soffocare nei suoi stessi escrementi tra dolori indescrivibili. Perché è di questo che si sta parlando: di malati costretti ad attrici sofferenze e non certo di una nonna che è morta come continueranno a morire tante altre nonne anche se l'eutanasia dovesse divenire legale.
De Carli parrebbe sostenere anche che sua nonna fosse una parte passiva di cui lui disponeva secondo il suo piacere, ma anche qui andrebbe dibattuto il diritto di ciascuno ad essere parte attiva della propria vita. Se sua nonna avesse preso decisioni diverse dalle sue, con che diritto il signor De Carli le avrebbe dovuto poter imporre il suo volere?
Ed ovviamente è falso che qualcuno possa decidere uccidere nonne in salute come parrebbe sostenere l'esponente adinolfiniano, ma è altrettanto vero che nessuno deve poter imporre agonie a chi dovesse aver scelto contro il volere del nipote.
Non meno surreale è anche come il signor De Carli definisca "vittoria" il suo pretendere che ai malati terminali venga impedito di poter decidere della loro vita, peraltro equiparando l'eutanasia alla sua battaglia in difesa dei crimini d'odio e dell'istigazione alla discriminazione:
Ma il principio per cui il malati va obbligato con la forza a soffrire cambia quando si parla di no-vax. In quel caso De Carli dice sia ingiusto che non siano lasciati libero di poter far ammalare persone sane che vogliono vivere. Secondo il suo strampalato ragionamenti, sarebbe giusto imporre agonie ai malati terminali ed è ingiusto che i vaccinati siano tutelati da chi ha deciso di costituire un pericolo per la loro salute. Quindi la vita "non si tocca" se non è Adinofli a volerla toccare secondo convenienza:
Se viene il voltastomaco ogni vota che questi soggetti paragonano la segregazione razziale alle limitazioni che sono la diretta conseguenza delle scelte irresponsabili compiute dal loro capo, non si capisce perché non vedano dittatura nell'imporre il volere di Adinofli nel fine vita altrui.