Il leghista Pillon sostiene di avere un «dialogo reale, vero e tangibile a tu per tu con Dio in persona»
Al posto di occuparsi di lavoro, diritto o salute, la priorità del leghista Simone Pillon è quella di annunciare al mondo che lui ha deciso di vietare a Dio di poter avere un telefono. Perché si sa, è il leghista Pillon a stabilire cosa debba fare o cosa debba pensare Dio.
E dato che comanda Pillon, il leghista ordina a Dio di riservargli pure un posto in paradiso, evidentemente ritenendo che omofobi ed estremisti non saranno giudicati perché cosi superbi da pretendere di auto-assolversi da soli per ogni loro colpa.
Dice pure di provare eccitazione nell'abuso di preghiera, forse ignaro che il termine "abuso" presupponga un uso illecito di qualcosa, arrivando a sostenere che lui avrebbe un dialogo «reale e tangibile» con Dio. E ci immagiamo il suo «dialogo reale, vero e tangibile a tu per tu con Dio in persona» quando gli avrà raccontato di aver affossato una legge contro i crimini d'odio...
Difficile, poi, è comprendere quale legame veda tra i telefoni (il male) e la preghiera (il bene) mentre pubblica questo messaggio con il suo telefonino:
Ma non era Salvini a dire che i preti devono fare i preti e non possono parlare di politica? Allora perché i sui senatori giocano a sostituirsi a Dio? E che c'entrano le nonne con il fatto che Pillon dica di sentire delle voci?