Mirko De Carli afferma che Gayburg si "nasconderebbe" su provider stranieri. Infatti si trova a Bergamo
Mirko De Carli, in qualità di dirigente nazionale del partito di Mario Adinolfi, ha rilasciato una surreale intervista radiofonica in cui si dichiara vittima di «censure e offese» perché c'è chi l'ha segnalato a Facebook dopo che lui ha pubblicamente dato del «fr*cio» a Michele Bravi.
Ha anche giurato che lui mai cercherebbe di far tacere qualcuno e ha sostenuto che usare ignobili insulti omofobi sarebbe lecito perché Checco Zalone li usa nei suoi film. Non sapevamo che i film di Zalone avessero valore giuridico, ma così pare sostenere lui.
Gli abbiamo chiesto di chiarire quali sarebbero i fantomatici «attivisti lgbt» che lui sostiene lo avrebbero «offeso e insultato». Lui ha risposto così:
Quello stesso De Carli che in radio giurava di garantire a tutti di poter dire qualunque cosa è ricorso ai suoi soliti toni intimidatori per minacciarci di imprecisati "giudizi". Forse il riferimento è alla denuncia che sostiene di aver sporto contro di noi mentre specifica il nome del suo avvocato. Lo stesso avvocato che ha scritto una lettera al nostro provider chiedendo di censurarci senza passare dall'autorità giudiziaria.
Eppure De Carli afferma, sotto la sua responsabilità penale, che noi ci nasconderemmo dietro ad imprecisati "provider stranieri". Come può non sapere che il nostro sito è ospitato in una struttura che si trova a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, dato che il suo avvocato era perfettamente a conoscenza di quel dato di fatto? E se non lo sapeva, perché giurare il falso al solo fine di lasciar intendere che noi opereremmo nell'ombra?
Ci spiace per lui, ma noi siamo stati invitati ad eventi, abbiamo partecipato a manifestazioni e la polizia postale ci conosce di persona. Quindi perché tenta di fare insinuazioni e non ci spiega chi sarebbe quel "noi" che dovrebbe "scoprire" un qualcosa che non è chairo?
E se il signor De Carli sostiene che un IP estero sarebbe prova di una qualche attività losche, perché il sito del suo partitino ha un indirizzo riconducibile ad un Paese extraeuropeo?
Per par condicio, dovremmo insinuare anche noi qualcosa o ci tocca fare i seri e spiegare che avere server all'estero è legale cheché lui paia voler far credere?