Luigi Carollo sostiene che la libertà altrui sia "discriminazione" verso chi discrimina
Il pastore Luigi Carollo sostiene che sia ingiusto che agli altri venga permesso di esercitare un diritto di critica contro il suo pretendere leggi che vietino di non pensarla come lui.
Sostiene che sia doveroso vietare l'eutanasia e torturare i malati terminali perché lui vedrebbe "morte" dietro il diritto di scelta dei cittadini, sostiene che la dipendenze da droghe siano meno gravi se a gestore lo smercio sono le mafie e ovviamente dice che le drag queen sarebbero immorali. Dice di vedere imprecisati "matrimoni promiscui" forse in riferimento al suo pretendere che lo stato imponga di che sesso deve essere il coniuge, arrivando a definire "genocidio" il diritto di scelta delle donne in virtù del suo chiedere che siano costrette con la forza a partorire i figli.
Dizionario alla mano, un "genocidio" è una "metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso". Non è dunque chiaro perché usi quel termine davanti a interruzioni di gravidanze che non sono dettate da nessuna di quelle caratteristiche, ma forse la propaganda impone l'uso di parole che possano ingannare gli altri.
E se a renderlo "omofobo" è il suo andare in giro a dire che i gay sarebbero "malati mentali", è facendo vittimismo che il pastore scrive:
Siamo all'assurdo, perché il pastore dice che la libertà altrui sarebbe una "discriminazione ai cristiani" che vorrebbero imporre i loro dogmi e istaurare una sorta di regime. Se nessuno vieta a Carollo di non abortire, di non drogarsi o di non scegliere l'eutanasia, lui dice di sentirsi "discriminato" se agli altri non verrà imposto l'obbligo di dover fare ciò che dice lui.
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