CasaPond segue la Lega nell'usare i morti ucraini contro chi scappa da altre guerre

Casa Puond non ha perso tempo per gettarsi sui cadaveri ucraini nel tentativo di sfruttarli a fini di propaganda. In particolare, la loro Francesca Totolo è rapidamente passata dal promuovere odio verso i migranti, al fomentare i disordini dei no-vax per poi ricoclatsi come promotrice della propaganda di Putin, infestado la rete con decine di messaggi che parrebbero avere l'unico scopo di creare fratture sociali. In pratica sta facendo quello che i fascisti hanno sempre fatto.
Oltre a sostenere che gli ucraini si ucciderebbero tra loro per incolpare il suo amato Putin, la troviamo impegnata persino a farsi promotrice della campagna Leghista contro i rifugiati che scappano da guerre in cui a morire non sono uomini bianchi:

Tralasciando le sue fantasie sensuali sui corpi dei maschi africani, lascia sconcerto il populismo di pensieri così infantili basati solo sul razzismo. Esiste una differenza tra chi è in guerra da una settimana e chi non ha visto altro che guerre, così come è prevedibile che la guerra in Ucraina avrà un termine, mentre per altri conflitti non si vede una fine. Dunque è normale che dei giovani possano scappare dall'inferno per cercare una vita che non potrebbero avere a casa loro, così come non ha senso paragonarsi con chi spera di difendere uno stato europeo dagli invasori russi.
Ed esattamente, con quale diritto la signora Totolo pretende di decidere che altre persone debbano morire per guerre decise da altri?


Leggi l'articolo completo su Gayburg
Ed ancora:
Pillon difende i camerati che hanno aggredito il giornalista, dicendo che la vera "violenza" è invitare Provita Onlus a vergognarsi
C'era un candidato leghista tra gli aggressori del cronista picchiato da militanti di CasaPound
Militanti di CasaPound aggrediscono un giornalista de La Stampa
Il leghista Pillon si appella a CasaPound per usare le vittime di stupro contro gli immigrati
La curiosa teoria della Totalo
I neofascisti contro Rampelli: “Dopo l’infamia, l’ipocrisia”