Guerra Ucraina. L’imprenditore gay che sta salvando i profughi in fuga

Michal Borkiewicz è un imprenditore gay polacco che gestisce il celebre Klub Plan B, considerato il locale simbolo della comunità LGBT di Varsavia.
Da quasi un decennio, è impegnato ad aiutare profughi in fuga dalle guerre attraverso varie organizzazioni benefiche. Ora che la guerra si è spostata ai confini della sua nazione, è ora in prima fila per aiutare gli ucraini in fuga dalle bombe di Vladimir Putin.
«Ma molti ignorano che sulla frontiera c’è una massa di profughi non solo ucraini -ha raccontato a La Repubblica- Studenti stranieri, che vivevano a Kiev. Persone senza passaporto, o uomini che non vogliono combattere perché pacifisti. E clandestini dall’Afghanistan e dal Maghreb, fino a poco tempo fa nei centri profughi dell’Ucraina. Se anche riescono a passare il confine, poi nessuno li vuole. Sono gli ultimi della fila [...] Basta che dici ‘sono qui per aiutare’ e la barriera si alza, anche se hai la targa polacca [...] I nostri pullman sono gratuiti, e sono sicuri per tutti. Lgbt, stranieri, e per le prede di abusi e violenze».

E mentre c'è chi aiuta le donne trans in fuga, c'è chi ricorda come in Italia c'è chi plaude alla loro discriminazione. È ovviamente il solito leghista Simone Pillon, il quale scriveva tutto tronfio che «Il governo ucraino autorizza giustamente all’espatrio solo alle donne, i bambini e gli anziani, perché gli uomini sono chiamati a restare e a battersi per difendere il loro Paese dall’aggressione [...] Prese di posizione ideologiche, anche in un frangente tanto grave. Sono quelli del ‘pride’, ‘dell’orgoglio Lgbt’, ma francamente non mi pare un atteggiamento di cui andare molto orgogliosi».


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