L'ultima sparata di Adinolfi: «Escludere gli atleti russi è apartheid, discriminazione e razzismo»


Pare proprio che Mario Adinolfi ci abbia preso gusto nell'accusare tutti di «apartheid» mentre chiede che alcuni gruppi sociali siano privati dai suoi stessi diritti di maschio eterosessuale bianco e plurisposato sulla base delle loro caratteristiche naturali.
E mentre tenta di raccontare che il dover rispondere delle proprie scelte da no-vax sarebbe segregazione razziale, non pare provare vergogna nel cercare pietismo sfruttando i disabili russi.



La sua tesi è che sia ingiusto sanzionare un Paese che uccide donne e bambini, peraltro tirando in ballo la disabilità quasi dovesse centrare qualcosa.
Ed è aberrante che a scrivere simili frasi sia quel tale che dice sia giusto escludere gli omosessuali dal diritto alla famiglia o privare i malati gravi dalla possibilità di poter scegliere di porre fine alle proprie sofferenze. Questa è vera discriminazione, non l'esclusione dalle competizioni di chi ci ha dichiarato guerra e ha mandato dei ragazzini a morire per il capriccio di un dittatore che suscita le sue incondizionate simpatie.
Sarebbe interessante anche capire se per Adinolfi non è discriminazione il fatto che i disabili ucraini non potranno partecipare alle paralimpiadi perché la loro nazione è sotto il bombardamento di un invasore. Secondi lui quella è cosa buona e giusta perché Putin piace all'elettorato fascista e lui rincorre i loro voti negando un vaccino alle sue stesse figlie?
Ma forse tutto ciò ha un senso secondo l'Adinolfi-pensiero. Esattamente come lui sostiene che chi ha deciso di costituire una minaccia per il prossimo non debba assumersi l responsabilità delle proprie scelte, allo stesso modo chi dichiara guerra ad uno stato sovrano non dovrebbe assumersi le proprie responsabilità o subire conseguenze.
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