Cascioli promette una «guerra» in difesa dei crimini d'odio
I periodici di Riccardo Cascioli sono tornati ad attaccare il ddl Zan attraverso un surreale articolo a firma di tale Valerio Pece.
Lamentando che l'istigazione all'odio non si ritenuta un diritto di chi vuole danneggiare intere vite sulla base del pregiudizio, il signor Pece scrive:
L’epopea del famigerato disegno di legge Zan contro l’omotransfobia è ancora lontana dal dirsi conclusa. È stato lo stesso deputato piddino Alessandro Zan, in una pomposa intervista a Repubblica, ad annunciare quello che per gli addetti ai lavori non è stato esattamente un colpo di scena. Mercoledì prossimo, infatti, saranno passati esattamente sei mesi esatti dal voto segreto che cestinò il ddl con l’ormai noto “tagliola” chiesta da Fdi e Lega e accordata dal Presidente Elisabetta Casellati (si tratta del meccanismo previsto dall’articolo 96 del Regolamento del Senato, che a certe precise condizioni consente di «proporre che non si passi all’esame di un disegno di legge»).
E se la legge non è mai stata «cestinata» dato che Pillon ha semplicemente impedito che la norma potesse essere discussa, il periodico di Cascioli inizia a dire che la tutela dei diritti civili sarebbe «estenuante e tossico» in quanto sgradito ai simpatizzanti di Kirill:
Uno stop a tempo, dunque, arrivato dopo che il Paese è rimasto ostaggio per mesi di un dibattito estenuante e tossico. [...] Chi certamente non abbocca ai lamenti dell’onorevole lettiano è Filippo Savarese, direttore delle campagne di ProVita& Famiglia, che così twitta: «Attenzione, se dal 27 aprile non sentirete più parlare di guerra, Russia, Ucraina sarà solo perché riparte l’iter del ddl Zan, e quindi si imporrà la narrativa sull’(inesistente) “emergenza omofobia in Italia” opportun(istic)amente silenziata negli ultimi mesi».
Nulla di nuovo, dunque, dato che a guidare una crociata filo-purtiniana contro i diritti dei cittadini sarà la solita organizzazione forzanovista che è stata foraggiata da Putin. Ed è lamentando che l'odio non verrà tutelato se lo si commettere bestemmiando Dio che il giornaletto prosegue:
Proprio come il ddl Zan sarà ostinatamente ripresentato nella sua integrità (senza considerare nessuna delle obiezioni da più parti sollevate), con la stessa determinazione tornerà a far sentire la propria voce la maggioranza silenziosa, contraria a provvedimenti liberticidi.
Insomma, tonano a dire che delinquere sarebbe una "libertà" e che loro sono certo che la "maggioranza" sarebbe omofoba quanto i loro amichetti russi che risultano attualmente impegnati in stupri di minorenni. Ed è così che iniziano a dire che la loro solita Marina terragni cercherà di aiutare Pillon a discriminare migliaia di persone:
Per Rad Fem – che nel loro post, quasi un avamposto di resistenza, ricordano i problemi legati ai corpi maschili negli sport femminili (vedi caso Lia Thomas), nonché l’aumento degli stupri nelle carceri comuni a donne e transgender – tutto racconta della «colonizzazione del simbolico femminile», della crescente «impossibilità di dirsi donna» e della cecità di quei politici («soprattutto le senatrici») che «si dispongono a combattere per importare in Italia un prodotto nocivo, già scaduto altrove».
Del resto, che il ddl sull’omotransfobia non sia nient’altro che il cavallo di Troia per introdurre l’autodeterminazione di genere, è qualcosa che lo stesso Alessandro Zan, forse in un momento di “distrazione” dalla sua tattica rassicurante, ha sciorinato in diretta, ospite di Fedez, con queste precise parole: «Bisogna aiutare i bambini in un percorso di transizione». Uno degli scopi della legge di (in)civiltà, per bocca del suo estensore (trattasi dunque di interpretazione autentica), è quello di agevolare il cambiamento di sesso nei bambini. Avevamo bisogno di una guerra nella guerra?
Insomma, la loro propaganda prseguirà sulla linea delle falsificazioni create nei mesi scorsi, sostenendo che da parte della lobby di Cascioli sarà «guerra» per difendere òl'odio e gli interessi del loro veneratissimo Puyin, per anni dipinto da Cascioli come il loro modello di "cristianesimo".