I crimini russi visti dai bambini di Mariupol: «Hanno sparato alla mamma davanti a me»
«Un giorno qualcuno ci ha buttato dalla piccola finestra dello scantinato una busta, c’erano delle mele sciroppate e biscotti. La mamma pensava fossero avvelenati, ma abbiamo deciso di mangiarli, a quel punto era uguale se morire di fame o per avvelenamento. Forse ce li avevano lasciati i soldati ucraini, perché anche i vicini avevano trovato una busta simile. Igor diceva che ce li aveva portati San Nicola. A un certo punto la mamma ha iniziato a filtrare l’urina attraverso i vestiti per farcela bere perché i russi erano proprio vicino a noi. Quando abbiamo lasciato lo scantinato c’erano molti cadaveri in strada, i loro resti li mangiavano gatti e cani».
È quanto racconta di una bambina di 15 anni che sta subendo l'aggressione russa di Mariupol. Una di quelle bambine che Mario Adinolfi si dice disposto a sacrificare in cambio di uno sconto in bolletta sul gas.
Un'altra bambina di 12 anni racconta cos'è accaduto quando i russi si sono divertiti ad ammazzare mamma e papà davanti a loro: «Ha preso e ha sparato nel piede della mamma, poi ha sparato nell’altro. Volevo gridare, saltavo sulla sedia e sono caduta, ma loro mi hanno tirata su e mi hanno messa seduta vicino a papà, e mi hanno detto di guardare in silenzio, altrimenti avrebbero sparato anche a papà. [...] Poi hanno sparato sulle mani della mamma e ridevano. Ci prendevano in giro, dicevano che ce lo meritavamo. Costringevano la mamma a dire che era russa. Poi le hanno sparato in testa. Papà gridava, gridava così forte».
I loro racconti sono stati raccolti da Vera Khvust, una psicologa di Irpin che dal 24 febbraio lavora come volontaria con i minori evacuati dalle zone più colpite dalla guerra in Ucraina.