Negrini si mette a sfottere i fedeli che partecipano alla messa
L'ultra-fondamentalista Attilio Negrini ha tutta l'aria di essere il degno elettore di Mario Adinolfi. Se non perde mai occasione di nominare il nome di Dio invano ogni volta che inveisce istericamente contro i gay o contro i migranti, sembrerebbe andare in chiesa solo per farsi vedere e non certo perché ha voglia di pregare. Lo si desume da un racconto che ce lo fa immaginare annoiato a morte mentre partecipava «alla S. Messa nella mia vecchia parrocchia di Brescia» visto che la sua occupazione primaria era quella di deridere un fedele che non gli aveva fatto niente.
Incurante di quanto avveniva sull'altare, lui era infastidito da un uomo che aveva deciso di proteggersi indossando una mascherina. Un affronto per chi nega la pandemia come Negrini o per chi ama sostiene che la gente andrebbe costretta a praticare sesso bareback perché «se fai sesso occasionale meriti le malattie» come diceva Adinolfi.
E così Negrini se ne stava tutto indaffarato ad auspicare che il pover uomo si esponesse a dei rischi per la sua salute per di fare felice Forza Nuova, trovando anche il tempo di insultare chi si disinfetta le mani e finisce con il proteggere la propria famiglia dal rischio di contagio:
Nulla di nuovo, dato che Negrini (esattamente come il suo amato Adinolfi) non pare voler accettare che gli altri abbiano tutto diritto di fare ciò che preferiscono. A loro rode il fegato quando le libertà altrui contrasta con il loro negazionismo o la loro omofobia, motivo per cui sembrano degli indemoniati quando non possono obbligare gli altri a fare ciò che loro vorrebbero. E così si va a messa ad inveire contro i fedeli, dispensando giudizi e condanne contro tutti.
Curioso è come irrida persino la messa pur di inveire contro il vaiolo delle scimmie, lamentandosi che qualcuno si prepari alla comunione con le mani disinfettate al posto di mettere a repentaglio la salute altrui.