Giulio Meotti grida alla censura dell'omofobia mentre il Comune di Siena patrocina i suoi comizi anti-gay

Giulio Meotti, firma de Il Foglio, cita i riferimenti culturali dei neofascisti per dirsi concertato che qualcuno non voglia vendere e diffondere dei libri di istigazione all'odio omofobico. E se la sua teoria lo dovrebbe portare a sostenere le librerie dovessero essere obbligate a vendere libri di preti pedofili che incitano a stuprare bambini dato che lui teorizza che tutto debba poter essere detto, curiose sono le sue omissioni nello scrivere:

Peccato che il giornalista si sia dimenticato di citare chi sarebbe l'autrice di quel libro e cosa ci sia scritto in quella porcheria se il mondo ne è rimasto disgustato. Il signor Meotti dice solo che lui giura che quello fosse «un libro che critica il gender» e che bisogna dargli 50 euro per abbonarsi alla sua costosa newsletter se si vogliono verificare quelle teorie che lui propina suo social come se fossero dati di fatto. Ma d'altronde il signor Meotti ha firmato articoli in cui teorizzava che la tolleranza non porti profitto e che sia molto più facile fare soldi se si vende odio.

Eppure non è difficile comprendere dove il signor Giulio Meotti voglia andare a parare, dato che nei suoi scritti sostiene incessantemente che lui si sentirebbe oppresso da chi contrasta odio, omofobia e razzismo. Lui dice che la vera "libertà" è permettere a Trump di poter scrivere bugie che aizzino dei fascisti ad un assalto armato al Campidoglio, mentre sarebbe malvagia un'Europa che difende le minoranze da chi vuole fare soldi istigando odio:

Ed è stupefacente che lui dica di credere al "gender" ma di non credere al fascismo. E se lui giura che non ci sarebbe fascismo nel fascismo, forse gli andrebbe spiegato che anche la mafia dice che la mafia non esiste.

Nel suo post, Meotti si vanta di aver condotto un incontro titolo "L'ideologia gender ed i pericoli per i diritti delle donne e dei bambini" che ha visto la partecipazione della solita Marina Terragni in difesa dell'incitamento alla transfobia. Con lei anche Giusy D’Amico, presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia” quale costola dell'organizzazione omofoba di gandolfini.
In quella sede hanno dhichiarato di voler lancoare "con ferma pacatezza un vero e proprio grido di allarme per avvertire tutta la società che non si possono confondere le lotte per l’affermazione dei diritti con il sovvertimento del dato naturale e antropologico, con la rescissione del legame ancestrale tra madre e figlio, con la confusione e la fluidità di genere imposta attraverso il bavaglio e lo spauracchio della gogna sociale".
Ovviamente hanno pure sostenuto "che sempre più persone stanno soffrendo attacchi pesantissimi e vedono la loro vita sconvolta solo per aver detto che si nasce maschi o femmine, che siamo tutti figli di un maschio e di una femmina e che non si può cancellare il sesso genetico con una autocertificazione; che l’abuso di farmaci ormonali e interventi chirurgici devastanti e irreversibili sul corpo di ragazzi e bambini deve cessare; che le famiglie devono vedersi garantito il diritto di verificare i contenuti extracurricolari proposti nelle scuole che spesso nascondono veri e propri programmi di indottrinamento".
Insomma, la solita propaganda dell'estrema destra evangelica statunitense che ha visto dei fondamentalisti cisgender inventarsi teorie opinabili su come l'odio sarebbe una forma di bontà nei confronti delle loro vittime. A detta loro, sarebbe per carità cristiana che loro limitano il diritto di scelta altrui sostenendo che loro sappiano ciò che sarebbe meglio per gli altri.
E se Meotti fa vittimismo, si è pure intascato il patrocinio del Comune di Siena per un incontro di incitamento alla discriminazione.


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