Adinolfi continua a ringhiare contro i diritti costituzionali dei malati terminali
Mario Afinolfi parrebbe non aver capito una semplice ovvietà: se lui fosse colpito da una qualche terribile malattia, potrà essere torturato quanto desidera. Anzi, ci offriamo come volontari per presidiare il suo letto d'ospedale per garantirgli che non gli venga risparmiato un solo secondo di agonia.
Ma se altre persone decidono di optare una morte dignitosa, esattamente come lui ha scelto di non vaccinarsi, lui non ha alcun diritto di opporsi alla loro decisione. Anche perché quei malati decidono per sé stessi, i no-vax pretendevano di mettere a repentaglio la vita altrui sulla base delle loro scelte.
Eppure oggi è tornato a sostenere che l'eutanasia riguarderebbe imprecisati "disabili", in quella truffa ideologica in cui lui sottolinea l'essere "tetraplegico" e non l'essere un malato terminale che sta soffrendo in modo terribile. Inoltre non stupisce usi la parola "disabile" e non "persona con disabilità", in quella sua continua scelta di termini che siano meno rispettosi della dignità altrui:
Citando sé stesso, pubblica un suo comunicato stampa in cui dichiara:
Pochi giorni dopo la soppressione del disabile Fabio, nelle Marche è arrivata la macchina della morte che ha ucciso oggi Mario, nome con cui era mediaticamente noto Federico Carboni, tetraplegico 42enne. Siamo arrivati alla follia distruttiva e mortifera: fermate subito questa scia di disabili uccisi, no all’applicazione omicida della cultura dello scarto contro cui tuona sempre Papa Francesco, inascoltato. È partita la mattanza degli inguaribili.
Da copione, cita Papa Francesco nel tentativo di attribuirsi la sua benedizione, anche se Adinoflki fu il primo a lasciare inascoltato l'invito a vaccinarsi lanciato dal Pontefice. Ed è solo tra le righe definisce "inguaribili" quei malati terminali a cui è stata diagnosticata una sofferenza insopportabile che li condurrà inevitabilmente alla morte.
Non pare dunque «follia» il permettere ai malati di non soffrire inutilmente per il sadico piacere di quattro fondamentalisti, come appare opinabile lui parli di persone «uccise» davanti a chi ha scelto di suicidarsi. E si suicidano in tanti, ma Adinolfi teorizza si dovrebbe sfruttare la disabilità dei tetraplegici che non sono in grado di uccidersi da soli per torturarli contro la loro volontà.
Inizia così a dire he a lui non interessa se l'attuale legge è stata ritenuta incostituzionale dalla Consulta, a lui non interessa se la sentenza della Consulta che ha valore di legge in assenza di una legge: lui farebbe soffrire i malati perché il suo amico Pillon star riuscendo nel suo intendo di sabotare la nuova norma:
In Italia disabili vengono uccisi senza una legge approvata dal Parlamento, senza che alcuna modalità né tipo di farmaco siano stati determinati da una qualche normativa, lasciando che un’associazione consegni un macchinario che produce la morte di una persona con il sistema pubblico che si volta dall’altra parte e lascia fare. In sostanza abbiamo deciso che se una persona lo richiede è legale fornirle una pistola per spararsi in testa. Il macchinario di morte portato dalla Coscioni a casa di Mario è stato persino acquistato da Mario stesso, attendiamoci i cataloghi della dolce morte con vari modelli per produrre decessi.
Dopo aver definito "apartheid" i protocolli sanitari in difesa delle vita, Adinolfi torna a cercare parole improprie con cui definire i fatti. E così di inventa l'orribile immagine di una "una pistola per spararsi in testa" e fantomatici "cataloghi per produrre decessi". Magari lui preferirebbe distribuire cataloghi con indicazioni su come torturare i malati e infliggergli inutile dolore, ma la storia non è esattamete come lui la racconta.
Dopo che Federico ha dovuto fare causa all'Asur Marche per ottenere il suo diritti a morire, come sancito dalla sentenza della Consulta, gli hanno detto che si sarebbe sarebbe dovuto pagare di tasca sua l'ultimo gesto. A quel punto, l'associazione Coscioni ha lanciato una raccolta fondi per comprare la pompa infusore necessaria. Quindi non c'è alcun catalogo, nessuna pistola alla tempia: solo un diritto violato.
Nel parlare di suicidio, David Foster Wallace fece un esempio. Disse che è come quando una persona intrappolata si butta da un palazzo in fiamme. “Morire per una caduta, rispetto alle fiamme alle tue spalle, è il meno”. Gridare “non farlo” è inutile perché farlo è un sollievo.
Quindi la realtà non è che qualcuno sta uccidendo qualcuno, ma che Adinolfi vorrebbe costringere le persone a morire tra le fiamme, sapendo bene che quella è una tra le morti più orribili che esistano al mondo (motivo per cui la Chiesa di affrettò ad adoperarla nei suoi roghi).
Ed è sempre ripetendo l'assurda teoria per cui il rispetto della volontà dei malati terminali possa essere definita "scia di suicidi di disabili", è augurandosi che il suo volere possa essere inferto con la forza che conclude:
Il Popolo della Famiglia esprime tutto il proprio dolore per la morte di Federico Carboni e si augura che non si sia avviata così una lunga scia di suicidi di disabili che la società e lo Stato italiano trattano come fossero solo un peso, un problema da risolvere e non una persona con cui essere profondamente solidali, mettendo ogni impegno e qualche risorsa in più per aiutarli a vivere circondati dall’amore e non da aguzzìni che godono quando vedono un affaticato, un malato, un inguaribile chiudere gli occhi per sempre avendo adoperato gli strumenti di morte da quegli aguzzìni forniti per poter sfornare l’immediato comunicato stampa da quegli aguzzìni firmato.
Un aguzzino è colui che "esercita con eccessivo rigore l'ufficio di vigilare sopra altri, maltrattando o tormentando, o anche assillando e dimostrandosi eccessivamente esigente". Quindi è strano dica che chi rispetta la volontà delle persone sia un aguzzino e che chi vuole farle soffrire sarebbe un bravo cristiano che nega ogni libertà al prossimo.
Leggi l'articolo completo su Gayburg