Adinolfi si mostra insieme alla figlia citando una canzone che parla dello stupro di una bambina
In quel suo costante uso elettorale delle figlie, Mario Adinolfi ha pubblicato uno scatto che lo ritrae nella sua costosissima piscina insieme alla figlia:
Ovviamente l'immagine l'abbiamo censurata noi, dato che il tizio che dice di voler "difendere la famiglia" non pare farsi problemi a diffondere fotografie segnaletiche di bambine minorenni mentre dichiara di essersi iscritto al poligono perché temerebbe per la loro incolumità. Evidentemente, o non crede neppure lui a quello che dice o è davvero molto poco protettivo verso la sua prole.
Ma l'aspetto più discutibile è il suo aver dedicato a sua figlia una canzone che parla dello stupro e dell'omicidio di una bambina da parte di un pedofilo.
Il brano ci riporta al 1971, quando in Italia si parlava dell'abrogazione dell'articolo 553 del codice penale, che vietava la produzione e il commercio degli anticoncezionali. Un allora diciottenne Ron presentò la canzone "Il gigante e la bambina" alla manifestazione "Un disco per l’estate".
Gli autori del festival gli imposero grandi modifiche al testo, perché nel testo originale era contenuta la frase: "ma il gigante adesso è in piedi – con la sua spada d’amore – e piangendo taglia il fiore – prima che sia calpestato". La frase fu trasformata in: "ma nessuno può svegliarli – da quel sonno tanto lieve – il gigante è una montagna – la bambina adesso è neve".
La canzone parla chiaramente di uno stupro su un minore. Gli autori della canzone hanno più volte ribadito che si trattava di uno scritto che prendeva le basi da una storia vera e che «la canzone narra di uno stupro da parte di un giardiniere che violentava una bambina [...] Paola Pallottino aveva scritto il testo ispirandosi ad un fatto di cronaca accaduto vicino a Bologna, lo stupro di una minorenne. Compresi che quella canzone era una bomba innescata solo dopo la censura parziale della Rai. Erano i primi anni settanta e neppure i media parlavano volentieri di certi temi».