Adinolfi: «Gayburg è gestito da farabutti. Non gli ho stappato la pelle perché sono cristiano e generoso»
Ieri sera abbiamo provato a cercare ci capire che cosa raccontasse Adinolfi nei suoi commi su Twitter. Non appena il fondamentalista romano ci ha identificati, ha iniziato a diffamarci:
Guarda, sono lieto di notare che nel pubblico c'è Gayburg. È una rivista online del mondo LGBT che mi onora ogni giorno, ogni giorno che il Signore manda in terra da sei anni a questa parte, di almeno tre articoli in cui vengo definito nelle maniere più terribili in assoluto, tra cui "bigotto", "medievale". E niente. Gayburg è specialista nell'inventare titoli tra virgolette di frasi che io non ho mai pronunciato.
Se ogni nostro post ha sempre incluso la sue affermazioni integrali e se è normale che in un titolo alcuni concetti vadano sintetizzati, il suo ospite ha iniziato a dire che dovevamo parlargli.
Peccato manco fossimo davanti al PC, dato che la nostra dedizione è tanta ma due ore e mezzo di comizio adinolfiniano ci avrebbero portato a chiedere l'eutanasia per di risparmiarci da quella differenza. Quindi noi avevamo preferito aprire la pagina attingere le informazioni dalle trascrizioni offerte dalla piattaforma.
In tutta risposta, Adinolfi ha iniziato a diffamarci con una violenza sconvolgente:
Non verranno mai a parlare perché sono anonimi. Se non fossero anonimi non sarebbero mai in grado di fare il lavoro di sporca e vergognosa disinformazione schifosa, mettendo in mezzo le mie figlie, mettendo in mezzo mia moglie, mettendo in mezzo ogni pulsione sessuale orrenda da cui sono attraversati e che riversano a specchio, dentro i loro articoli.
Per cui non si manifesteranno mai col nome e cognome, perché ricordatevi che i farabutti lavorano col passamontagna sempre addosso.
Prima che qualcuno possa credere alle sue accuse, va chiarito che nessuno ha mai "messo in mezzo" le sue due mogli o le sue figlie. Certo è che se lui cita il catechismo per sostenere la necessità di discriminare i gay, è normale che gli si faccia notare che il catechismo dichiara anche che la sua seconda famiglia sarebbe da intendersi "contraria ai progetti di Dio". E se lui candida la sua seconda moglie insieme a sua madre alle elezioni, è poi normale che si possano esprimere perplessità sulla sua scelta di candidare tutti i propri parenti.
A quel punto, è con tono intimidatorio che Adinolfi ha proseguito:
Ma lo lo conosciamo bene il ragazzo, con nome e cognome, quindi sappia che viene solo graziato. Non non gli abbiamo tolto la pelle perché siamo cristiani e generosi. Perché avremmo potuto togliergli la pelle ogni giorno che il signore manda in terra con le oscenità che scrive.
Il bello è che poi va in televisione a fare la vittima perché gli hanno suggerito di trasferissi in Russia , sostenendo che quella sarebbe una inaccettabile minaccia al suo diritto di opinione. ma none esita a minacciarci dicendo di volerci «togliere la pelle» e dichiarando con toni intimidatori che un imprecisato "loro" ci "conoscerebbe bene".
Discutibile è anche il suo accusarci di anonimato. Abbiamo partecipato ad eventi, siamo intervenuti in programmi radiofonici, abbiamo contatti con numerose associazioni e la polizia postale ha a disposizione il nostro numero di telefono qualora gli servisse. Se poi lui vuole lamentarsi che non diamo il nostro indirizzo di casa a chi scriveva sulla sua pagina di volerci uccidere con «un bel calibro 12 a pompa» o chi si offriva di «organizzare una spedizione punitiva» in stile Charlie Hebdo, si tratta di semplice prudenza davanti ad esplicite minacce di morte.
Curioso è come ogni volta dichiari di non aver mai detto ciò che gli altri hanno udico, esattamente come ha fatto giurando che lui non avrebbe mai detto ciò per cui il Partito Gay lo ha denunciato alla Procura. Eppure quelle parole figuravano scritte nero su bianco all'interno di un suo discoro riportato persino dal suo stesso sito.
Dichiara che noi scriveremmo «almeno tre articoli al giorno» su di lui da sei anni, il che dovrebbe implicare almeno 6.570 post a lui dedicati. Ma le cifre sono molto diverse. Inoltre, se consideriamo che tutti i post sono commenti alle sue dichiarazioni pubbliche, ne consegue che lui si sia imputando almeno tre attacchi pubblici alla comunità lgbt al giorno.
Sostiene inoltre che noi lo avremmo definito «bigotto» e «medioevale». Peccato che l'unico post in cui veniva associato al il primo termine è quello in cui si riportava il suo dichiararsi tale in occasione di un suo post del 2016. Ma anche in quel caso non lo definivamo bigotto, ma semplicemente spiegavamo che lui si definiva tale:
Sinceramente non sappiamo neppure quando mai lo avremmo definito «medioevale» come lui sostiene, dato che a cercare tra le nostre pagine non troviamo quella definizione. Al massimo abbiamo scritto che riteniamo «i suoi principi medioevali», esercitando un diritto di critica garantito dalla Costituzione che ritiene sia lecito critica le idee e non le persone.
Casomai è lui che negli anni ci ha insultato nei modo peggiori. Oggi ci ha definito «farabutti», ma in passato ha usato termini come «pervertiti sessuali», «osceni», «schifosamente perversi», «mafia lgbt», «monnezza lgbt», «vili», «infami», «idioti» e «merde». Ci ha anche accusato di far circolare «immagini pedopornografiche» e di avere un «immaginario estremamente pericoloso, violento e pedopornografico» in quel suo costante tentativo di diffamare i gay accostandoli alla pedofilia.
Però va in giro a dire che noi saremmo «farabutti» in virtù di come lui sostenga che lo avremmo definito «medioevale».
Se credesse in ciò che dichiara, probabilmente ci avrebbe denunciato. Ma se non ci denuncia non è tanto perché lui sarebbe «cristiano e generoso», ma probabilmente è solo perché lui sa bene che sarebbe difficile sostenere una causa invocando il reato di opinione.