Andrea Zambrano: «I Pride sono una manifestazione diabolica. I gay offendono Dio, accettarli è omoeresia»
Andrea Zambrano è tornato ad incitare odio omofobico dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana. Cavalcando la polemica leghista contro tre singoli manifestanti del Cremona Pride che sono stati usati dal fondamentalismo organizzato per una jihad contro l'intera comunità gay, scrive:
È inutile prendere le distanze da una blasfemia al gay pride. È il gay pride ad essere intrinsecamente e ontologicamente anticristiano. Condannare le “Madonne desnude” e i Gesù Cristi arcobaleno, come se stigmatizzare un eccesso consentisse di accettare però tutto il resto, è una scappatoia troppo comoda e l’assist perfetto per organizzare dei futuri gay pride clericalmente corretti: senza mascheramenti blasfemi, ma in fondo accettati nella loro portata distruttiva anti cristiana e anti umana perché anti creazionista.
Le lobby gay non aspettano altro. Sarebbe l’ultimo errore di una Chiesa che non ha saputo affrontare e prendere il gaio toro scatenato per le corna dicendo quello che è: una diabolica manifestazione nella quale l’orgoglio gay di facciata rivela una rivendicazione di odio verso Dio. Il pride è ormai un problema di libertà religiosa, non di rivendicazione.
Insomma, basta leggere queste righe per capire perché qualcuno sente la necessità di protestare contro l'uso della religione a fine di istigazione all'odio. Il signor Zambrano parte dal suo sostenere che l'esistenza dei gay sarebbe «intrinsecamente e ontologicamente anticristiana» perché lui ritiene che il loro diritto all'esistenza sia «anti creazionista» in virtù di come lui dice «la libertà religiosa» si riduca a poter incitare odio sostenendo che le manifestazioni per i diritti dei gay sarebbero «una diabolica manifestazione».
Inizia così a spiegare che la sua lobby non sa che cosa farsene di una Chiesa che non viene viene usata come pretesto per legittimare omofobia, razzismo e sessiamo:
A Cremona, dove immagini blasfeme hanno sfilato nel corso del Cremona pride di sabato in fondo è stato fatto quello che ogni gay pride è progettato per fare: ferire al cuore una Chiesa che i clan omosex avversano di un odio di conquista, per costringere la Chiesa a cambiare la verità sulle relazioni omosessuali anche se un movimento sempre più influente al suo interno lavora per farlo condizionando le gerarchie e orientandone le politiche.
Stuprano numerosi simboli cattolici in quel suo scrivere parole d'odio in un sito costellato da madonnine, santini e crocefissi, inizia a dire che lui esige che gli altri facciano ciò che vuole lui. Ovviamente insultando Luxuria in quel suo divertirsi a parlare di lei al maschile e in quel suo starnazzare che i crimini d'odio andrebbero ritenuti una sua "libertà di espressione", riparte:
Diversamente, se si trattasse di un incidente di percorso, di uno sgambetto non voluto, avremmo i cantori del love is love prendere per primi le distanze di fronte ad un’offesa alla fede: avremmo Vladimiro Guadagno in arte Luxuria ergersi per primo a difesa del sentimento religioso così orrendamente vilipeso dai suoi compagni di cordata; vedremmo Alessandro Zan (parlamentare e organizzatore a sua volta di pride simili), tuonare contro l’odio e la discriminazione e auspicare un’estensione di repressione nel suo vergognoso progetto di legge anche per questi campioni di libertà, ascolteremmo pastori illuminati e teologicamente includenti come James Martin o come Aristide Fumagalli pretendere un trattamento di rispetto verso la Chiesa mentre loro portano avanti la corretta agenda dell’omoeresia e dei cristiani Lgbt+. Avremmo le guide scout del’Agesci, la cui deriva omosessualista è sempre più evidente, difendere il sentimento religioso. Leggeremmo di deputati e giornalisti liberal alla Gramellini o alla Selvaggia Lucarelli, sempre pronti a stracciarsi le vesti per i soprusi, tuonare.
Invece non c’è nulla di tutto questo, tutti sono opportunamente omertosi di fronte a queste performance che delineano sempre più quella gay, come un’ideologia anti cristiana che affascina anche tanti cantori della Chiesa aperta e del dialogo.
E qui i casi sono solo due: o il signor Zambrano parla da anni di temi che non conosce o sta volutamente offrendo la sua falsa testimonianza. Perché il signorino dovrebbe ben sapere che il ddl Zan contro i crimini d'odio è una estensione parziale di quella legge Reale-Mancino che tutela chi dovesse subire odio per motivi religiosi. Se poi il problema è che le presunte "offese" che lui giura avverrebbero sono frutto della loro mente, non p colpa nostra se non potrà mai vincere una causa presentando accuse inventate.
Zambrano invita così a pregare contro i gay, proponendo un atto che appare tra i più blasfemi e irrisori della cristianità a cui mente umana possa pensare:
È significativo, ma al Rosario di riparazione recitato domenica sera davanti alla cattedrale di Cremona, su 100 laici, erano presenti soltanto tre preti e a guidare la preghiera non era uno di loro. Segno che i laici hanno ben presente la necessità di riparare pubblicamente questo atto, molto più del clero che dovrebbe invece guidare il popolo affidatogli. E anche questo vorrà pur dire qualcosa. Ma le diocesi, purtroppo, sono ormai strette nella morsa di ordini di scuderia che arrivano da troppo in alto per poterli scansare. Con la promozione dell’agenda gay dentro la Chiesa, il vescovo si adegua come può. Per questo, sentir parlare Napolioni di diritti, dialogo e discriminazioni, in fondo fa parte del copione, peccato che non si accorga che è la sua Chiesa che viene discriminata.
E vorrà pur dire qualcosa se il sindaco di Cremona, che ha concesso entusiasta il patrocinio al pride partecipandovi in prima persona e definendosi entusiasta, si limita a condannare anche lui la blasfemia come un semplice incidente di percorso. «Fa più notizia il gesto sbagliato, volgare e sciocco di dieci incivili che i colori e l’entusiasmo di migliaia di persone», ha detto Gianluca Galimberti, primo cittadino con un passato di attivista nell’Azione Cattolica. Ma anche per lui, il pride non si tocca, tanto che appena 24 ore prima della manifestazione che con orgoglio aveva sponsorizzato con i soldi dei contribuenti diceva: «A chi mi chiede se c’era proprio bisogno di questo Cremona pride, rispondo: Sì. C’era proprio bisogno».
Ma quello che sindaco e vescovo non riescono ad accettare perché ormai avviluppati nell’ideologia gaia è che la blasfemia è solo il sintomo: il male è il gay pride in sé. Un evento che ormai ha preso possesso di un mese, giugno, che tradizionalmente – o guarda caso – è dedicato al Sacro Cuore di Gesù e che in ogni sua manifestazione non manca di irridere la fede cristiana mentre i suoi adepti gridano alla discriminazione o pretendono di chiudere la bocca con leggi liberticide agli stessi di cui si fanno beffe.
Non poteva mancare l'uso politico dell'omofobia, dato che l'agenda integralista prevede la sistematica bestemmia del nome di Dio come strumento per incitare un odio che deve essere messo a frutto per promuovere i gruppi dell'ultra destra che sino a ieri uccidevano i gay nei loro campi di stemmini.
E Zambrano può anche giurare che lui ritiene «liberticida» il contrasto ai reati d'oidio, ma non sarà il suo ripetere gli slogan coniati dalla propaganda neofascista a negare la verità divina per cui l'odio non è un'opinione.
E parrebbe rientrare in una campagna d'odio il loro accusare i gay di essere blasfemi, il loro dire che i gay sarebbero satanisti o il loro cercare di convincere gli omofobi che i gay portino le malattie:
L'unica cosa che appare surreale è che il sito di Cascioli non venga chiuso per offesa al pudore e alla pubblica decenza.