Negrini insulta i partecipanti dell'Umbria Pride in nome di Pillon e di Brian Browon
Attilio Negrini si dice cattolico ma non lo è. E ora di finirla! Chi di dovere intervenga! È quanto dovremmo scrivere se volessimo abbassarci alla retorica blasfema di quell'adepto di Adinolfi che trascorre le sue intere giornate ad insultare e diffamare i gay.
Oggi lo troviamo impegnato a rilanciare le polemiche del suo venerato Simone Pillon contro l'Umbria Pride, urlando che un manifestante avrebbe offeso la sensibilità dl quel suo Berlusconi che è stato indagato per prostituzione minorile e quel suo Salvini che rappresenta le donne come bambole gonfiabili mentre chieder ai propri proseliti di travestirsi da unni a Pontida.
L'attacco odierno parte con un attacco alla libertà religiosa, con Negrini che si mette a urlare che lui si reputa un giudice supremo della fede altrui e che lui avrebbe deciso che chi crede nell'amore e non in Putin non debba essere ritenuto credente. Si inventa che i gay bestemmierebbero Dio in un abuso della religione come strumento di incitamento all'odio, urlando che la polizia dovrebbe intervenire contro chi manifesta vestito come meglio crede ad un Pride. Ovviamente dice anche che lui ordina ai gay di fare quello che dice lui o lui li diffamerà come ha fatto in questi giorni, in quella che appare una minaccia che dovrebbe avere rilevanza penale:
Se sarebbe curioso scoprire perché Negrini nasconda l'autore del posti da lui usato per diffamare un onesto cittadini, è sempre citando la Parola di Pillon e il Vangelo secondo Salvini che l'estremista di Brescia inizia a dire che i gay sarebbero persone «deluse dal proprio comportamento».
Sinceramente ci spiace per Negrini se la sua condizione lo ha portato ad essere una persona così piena di odio, ma il suo sostenere che i gay contesterebbero l'odio di Pillon e le invettive anti-gay di Salvini perché li considerano «capri espiatori» di quella che lui sostiene sarebbe una inaccettabile esistenza pare un'affermazione altamente diffamatorie oltre che ridicola:
A quel punto, Negrini inizia a citare le lobby internazionali finanziate da Mosca per sostenere che lui ami una destra omofoba che considera opinabile il principio per cui i gay dovrebbero poter vivere in santa pace le proprie vite. Sempre inventandosi patetiche accuse di "blafemia" in quel suo uso della religione come strumento di incitamento alla discriminazione, dichiara che le proteste delle lobby finanziate da Mosca avrebbe convinto i leghisti lombardi a ritirare il patrocinio ad una manifestazione a sostegno dei diritti umani:
Il sito degli omofobi organizzati, ai quali maroni concesse il gonfalone lombardo per la loro guerriglia alla famiglie gay, dichiara che i leghisti lombardi avrebbero «ritenuto di non concedere il patronato istituzionale di Regione Lombardia alla Parata del prossimo 2 luglio».
Negrini cita un'organizzazione diretta da Brian Brown, presidente del World Congress of Families, che organizzò il congresso anti-gay di Verona sotto il patrocinio dei leghisti. Brown ha collaborato con Orban per la stesura delle leggi anti-gay ungheresi, ha organizzato incontri con Giorgia Meloni e tentò di imporre nelle scuole italiane alcuni corsi che invitassero i giovani a praticare sesso non protetto.
Dietro l'omofobia del World Congress of Families risulta esserci un giro d'affari di 216 milioni di dollari all'anno. Brown fa parte della lobby che finanziò la pena di morte por i gay in Uganda e che hanno chiesto a Trump di cancellare i diritti di scelta delle donne statunitensi.
Leggi l'articolo completo su Gayburg