Perse le elezioni, Mirko De Carli è tornato a chiedere la sistematica discriminazione delle famiglie gay


Perse le elezioni, Mirko De Carli è tornato alla sua consueta attività di promozione della discriminazione.
La sua tesi odierna è che un conto sarebbero le ragazzine di 18 anni che vogliono sposare anziani signori nella speranza di ereditare il loro patrimonio, un altro sono i gay a cui lui vuole negare una famiglia perché lui sostiene che il popolo italiano la penserebbe come Adinolfi, anche se poi nessuno lo vota.
Nella sua retorica, rivendicare pari diritti sarebbe «una pretesa» che non piace a chi gode di privilegi esclusivi, con tanto di curiose teorie su quello che sarebbe il «sentimento popolare». Poi pazienza se oltre il 60% degli italiani sia favorevole al matrimonio egualitario, lui dichiara il contrario perché il loro esiguo elettorato la pensa cosi:



Pare curioso che se un uomo vuole sposare il proprio compagno saremmo davanti ad un «desiderio» da condannare, ma se un novantenne desidera sposare una ventenne ci troveremmo davanti ad un diritto che dovrebbe anche spalancare le porte delle chiese per la cerimonia.
A dir poco noioso è anche il suo inventarsi che la Costituzione riserverebbe il matrimonio ai soli eterosessuali, sostenendo che la si dovrebbe interpretare così perché lui sostiene che "naturale" sarebbe sinonimo di "eterosessuale". Persino Pillon lo ha sbugiardato, sostenendo che dovremmo copiare Orban e modificare la Costituzione per introdurre dei distinguo sul sesso dei coniugi che oggi non sono presenti.

A Riolo Terme, dove si era candidato sindaco, De Carli ha ottenuto solo 135 voti: un po' pochino per intestarsi la rappresentanza del «sentimento popolare» del Paese intero contro interi gruppi sociali. E forse lo sa bene anche lui, dato che per l'intera campagna elettorale si è premurato di sospendere i suoi consueti post contro i gay, quasi ritenesse che mostrare il suo lato più omofobo avrebbe allontanato molti elettori dato che il vero sentimento popolare non è certamente quello di quel loro leader che ha preso zero voti nel Comune in cui si era candidato insieme a sua madre e alla sua attuale moglie.

E non paiono certamente "opinioni" simili attacchi alla dignità delle persone. Nel 2015 Adinolfi si presentò in televisione ad irridere l'identità della professoressa Cloe Bianchi, ottenendo fosse emarginata perché transessuale: ora lei si è data fuoco. Era giusto discriminarla perché il "sentimento popolare" era omofobo? Oppure vogliamo parlare di Wilfried Knight, che nel 2013 si uccise a sole due settimane di distanza dal suicidio del marito perché le leggi statunitensi non riconoscevano i l loro matrimonio e il dover andare in esilio portò alla distruzione delle loro vite? Oppure che ci dice di Alfredo Ormando Alfredo Ormando, il quale si diede fuoco in piazza San Pietro per denunciare l'omofobia subita dalla curia? O del 18enne che a Bari si è suicidato perché che i suoi genitori non avevano accettato la sua omosessualità?
Non paiono certamente "capricci" o "pretese" le vite di persone che vengono spinte alla morte da chi si batte perché agli altri vengano negati i loro stessi diritti. Un "matrimonio fai da te" è al massimo un matrimonio che viene celebrato in un qualche casinò di Las Vegas, non certamente l'unione tra due persone dello stesso che meritano gli stessi diritti di chi sposa una donna. La gente non muore per un capriccio, muore solo qualcuno cerca di togliergli la loro famiglia, di calpestare la loro dignità, di negare la loro identità. Ed è proprio quello che parrebbe voler fare De Carli, il quale non si accontenta di avere pieni diritti, ma viene a dirci che lui pretende che i suoi diritti siano trasformati in privilegi che andrebbero negati agli altri.
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