Provita Onlus è tragicomica. Ora si inventa che i ragazzi si fingerebbero gay per “moda”
È dalle pagine dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus che Giuliano Guzzo si lancia nel sostenere che le persone sarebbero gay per “moda” e che farebbero sesso con persone del proprio sesso al solo fine di farsi insultare e denigrare dalla lobby di Jacopo Coghe.
Superando sé stesso, il redattore di Maurizio Belpietro scrive:
E se il boom Lgbt tra i più giovani fosse un fenomeno anche sociale, non così dissimile da una moda? A sollevare questo interrogativo politicamente scorretto è stato nelle scorse settimane Eric Kaufmann, docente al Birkbeck College, Università di Londra.
Non è forse più plausibile che il fantomatico "boom" dipenda da una maggiore tolleranza che non porta le vittime del loro odio a doversi nascondere da chi, sino all'altro ieri, li sterminava nei campi di concentramento? Secondo Guzzo, no, dato che lui preferisce sostenere teorie ben più surreali:
In primo luogo, l’accademico ha notato che i giovani Lgbt non sono equamente suddivisi in tutti gli istituti scolastici; egli ha notato che, se in ogni scuola gli studenti «non eterosessuali» sono più o meno la stessa quota, l’eccezione sono i Liberal Arts Colleges, «dove il 38% degli studenti si identifica come Lgbt, una quota significativamente più alta, che resiste anche tenendo sotto controllo i fattori di genere, razza e ideologia».
Dato che nessuno pensa che le persone «non eterosessuali» siano più portate per un certo tipo di scuola, rispetto alle altre – e allo stesso modo è da escludere nel modo più assoluto che sia il tipo di scuola, in quanto tale, a far insorgere una identità sessuale -, viene da pensare che, semplicemente, presso determinati ambienti, come i Liberal Arts Colleges, prevalgono atteggiamenti politici e ideologici, essenzialmente di matrice liberal, favorevoli verso le istanze arcobaleno.
E così scopriamo che le lobby omofobe negano che i gay siano più portati all'arte, passando poi a giurare che l'omosessualità sarebbe una "moda" perché chi vive in ambienti conservatori ha più paura di dichiararsi rispetto a chi ha meno timore di essere rifiutato:
In effetti, si è visto proprio questo: se la quota Lgbt tra gli studenti conservatori (sotto i 30 anni) va dal 5 al 14%, tra quelli «di centro» sale dal 10 al 19%, per poi letteralmente esplodere in quelli «molto liberal», arrivando dal 34 fino al 49%. Che più che una vera e propria attrazione, però, questa possa essere una moda, è suggerito anche da un altro elemento: spesso e volentieri dichiararsi «non eterosessuali» non comporta, per i giovani, avere nel concreto esperienze sessuali, per così dire, non convenzionali.
Ovviamente Guzzo non osserva che il fatto di non dichiararsi gay dovrebbe significare non essere gay, come abbiamo potuto constatare davanti a certi soggetto sposati del governo Orban che poi si sono scoperti dediti alla partecipazione ad orge gay.
A questo punto, sarebbe interessante capire se lui vorrà teorizzare che non esistano gay nel calcio perché nessun calciatore è dichiarato, anche se tutti sanno che nessuno si dichiara perché quello è un ambiente omofobo.
Guzzo finisce poi col teorizzare che i gay non vivrebbero male perché vittima i discriminazioni, ma perché si tratterebbero di eterosessuali che sono infelici di fingersi gay e di fare sesso con uomini:
I dati di questo studio evidenziano anche un altro elemento meritevole di riflessione, e cioè che, per molti giovani, forti atteggiamenti ideologici di sinistra e l’annessa identificazione Lgbt sono sovente associati a problemi di salute mentale come ansia e depressione. «I giovani americani molto liberal hanno il doppio delle probabilità di incontrare questi problemi rispetto ad altri», spiega Kaufmann. In effetti, risulta che 27% dei giovani americani con ansia e depressione erano Lgbt. La percentuale di giovani che si sono descritti come «non troppo felici» è salita a ben oltre il 40% tra le persone Lgbt.
Tutta colpa, questo diffuso e più accentuato malessere, dello stigma sociale ai danni dei giovani che si dicono «non eterosessuali»? C’è chi lo penserà, senza dubbio. Eppure la gran mole di informazioni messa a nostra disposizione dallo docente del Birkbeck College suggerisce altro. Soprattutto, ci mette in guardia da risposte comode e politicamente corrette dinanzi ad un fenomeno, quello del boom dei giovani Lgbt appunto, che pare avere molte più spiegazioni sociologiche e ambientali di quanto si sia finora pensato.
Se Guzzo ci ha abituato a tesi surreali pur di istigare alla discriminazione i suoi proseliti, siamo oltre l'assurdo nel trovarci dinnanzi a chi dice che ci sarebbero eterosessuali che si fingerebbero gay e farebbero sesso senza provare alcuna attrazione sessuale nei confronti del partner solo per farsi insultare da Pillon o per essere al centro dei suoi "rosari riparatori".
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